Le orchestre della Pia Unione
suonano mentre la città è in lutto

Le orchestre della Pia Unione suonano mentre la città è in lutto
di Fabrizio Colarieti
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Venerdì 28 Giugno 2019, 15:03 - Ultimo aggiornamento: 15:09
RIETI - Nonostante gli sforzi del vescovo Pompili per tenerne a bada gli sperperi e le derive, la Pia Unione di Sant’Antonio di Padova non perde occasione di inanellare brutte figure. Questa volta, però, l’associazione che cura il Giugno Antoniano, si è davvero superata, oltrepassando il limite del buon gusto e della regola cristiana (quella alla quale, tra le altre cose, dovrebbe ispirarsi) e lo ha fatto con l’arroganza che contraddistingue poco le aggregazioni di fedeli e molto i gruppetti, l’élite, quelli che si arroccano sulla torre e guardano tutti dall’alto. E’ riuscita nella titanica impresa di spaccare in due una città (già divisa di suo) ghettizzando il dolore: Campoloniano piange, solo, la perdita della piccola Sofia, come se la scomparsa dell’undicenne reatina, morta lunedì in un incidente stradale sull’A14, riguardasse unicamente un dedalo di strade e non l’intera comunità.

Il tutto è accaduto mercoledì sera: mentre nella chiesa di San Giovanni Battista, a Campoloniano, decine di fedeli (quelli veri) si riunivano in preghiera per ricordare la bambina, a piazza San Francesco andava in scena l’indispensabile sagra paesana dal titolo «Gran galà delle Orchestre». Due brani suonati, zumpappero zumpappà, poi un minuto di raccoglimento, questo sì, e di nuovo musica. Ma nessuno si è sentito in dovere di fermare, almeno per qualche ora, i festeggiamenti; così come nessuno si è sentito in dovere di chiedere alla città di unirsi nel ricordo di Sofia. Era troppo tardi, ormai. Eppure sarebbe bastato un comunicato, la città avrebbe capito. Ma niente, la Pia Unione - e questo è quello che rimarrà - ha deciso di fare finta di nulla, di consentire lo svolgimento del «Gran galà» come se niente fosse e come se, le sorti del Giugno Antoniano, fossero indissolubilmente legate all’ennesimo evento che ha davvero poco a che vedere con il Taumaturgo di Padova.

Speriamo che il vescovo trovi il tempo per riflettere su quanto è accaduto, visto che, la Pia Unione, non è solo un’associazione pubblica di fedeli, ma anche - così recita lo statuto - una «componente attiva della stessa pastorale diocesana». Serve un ripassino dei dettami cristiani. E serve, soprattutto, ricordare ai vertici della stessa Pia Unione qual è la missione di un’associazione pubblica di fedeli. In caso contrario, la città, può benissimo fare a meno del suo indispensabile ruolo, basta un’agenzia di eventi per organizzare sagre, cene, colazioni e balli di piazza. Con buona pace di chi, negli anni, ha trasformato, anche la Pia Unione, in una sorta di club di servizio.
 
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