Trenta anni fa la storica visita di Papa Wojtyla in Sabina: i ricordi di chi lo accolse e incontrò

Mario Perilli, allora sindaco di Fara Sabina, con Papa Wojtyla
di Raffaella Di Claudio
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Domenica 19 Marzo 2023, 00:10

RIETI - Sono trascorsi 30 anni dal giorno in cui Papa Giovanni Paolo II arrivò in Sabina per vistare i territori della diocesi suburbicaria di Sabina–Poggio Mirteto in occasione della solennità di San Giuseppe, ma il tempo non ha sbiadito i ricordi. A Magliano Sabina, Poggio Mirteto, Vescovio e Farfa quell’evento è cristallizzato e resiste al trascorrere degli anni, impresso, in alcuni casi, nelle fotografie custodite nella miglior cornice del salotto e nella memoria dei sindaci che il 19 marzo di 30 anni fa c’erano.

Le testimonianze. Paola Fratoni, prima cittadina di Magliano Sabina, aveva 33 anni, era l’unica donna sindaco del Reatino e il suo dialogo con il pontefice guadagnò le colonne dell’Osservatore romano. «Di quella giornata ho un ricordo pieno di luce e il nostro incontro con lui che mi diede un buffetto sulla guancia per rompere il ghiaccio è indimenticabile – esordisce Fratoni – Fu sicuramente il momento più impattante, a livello emotivo, della mia carriera da sindaco che durò 10 anni, tanto che, per quanto io sia abbastanza laica, papa Giovanni Paolo II è stata una figura molto importante nella mia vita, alla quale ho fatto riferimento nei momenti particolari: una sorta di sollievo e rifugio. Ricordo che mi chiesero di inviare il mio discorso istituzionale al Vaticano che venne corretto. Ma all’epoca avevo 33 anni, ero profondamente di sinistra e quando mi trovai a porgere il dono al Papa – prosegue soffermandosi sull’episodio ripreso dal quotidiano della Santa sede – non riuscii a trattenermi. In merito alla sua enciclica sulla maternità che per il pontefice doveva essere accettata sempre, anche in caso di violenza, dissi che alle donne doveva essere lasciata la libertà di scegliere. Lì Papa Wojtyla, mi diede il secondo buffetto sulla guancia, e con una dolcezza e una delicatezza che non scorderò mai, quasi a comprendere la differenza dei nostri ruoli entrambi da rispettare, mi rispose: Tu devi fare il sindaco, io devo fare il Papa». 

Dopo Magliano, il pontefice raggiunse Vescovio e Poggio Mirteto. Nella cittadina mirtense ad attenderlo tanti giovani e il sindaco Pasqualino Carconi. «Se mi avessero detto che avrei incontrato il Papa non ci avrei creduto. È stato un evento di una portata storica.

Il suo arrivo a Poggio Mirteto – ricorda Carconi – fu proprio bello. All’ingresso della città salì a bordo della papamobile e sembrava un angelo che entrava tra la folla che applaudiva. Oggi, ogni volta che incontro gli studenti delle scuole che lo accolsero, ormai adulti, ripenso a quell’evento, il più alto della mia esperienza istituzionale». A Farfa, invece, secondo i piani iniziali, Papa Giovanni Paolo II non sarebbe dovuto passare. 

Il passaggio obbligato da Perilli. «Ma questa cosa proprio non mi andava giù – ammette sorridendo l’allora sindaco di Fara Sabina, Mario Perilli – Andai a parlare con il vescovo Salvatore Boccaccio, persona straordinaria, ma sembrava non ci fossero margini. Quindi, chiesi aiuto a Madre Tecla, abbadessa generale delle suore Brigidine, che mi suggerì di scrivere una lettera alla Prefettura e io in un primo momento rimasi perplesso, salvo poi capire – altra risata – che la Prefettura che intendeva era quella del Vaticano. Mi feci aiutare da Tersilio Leggio che scrisse una lettera bellissima grazie alla quale, dopo una settimana, ci comunicarono che il Papa sarebbe arrivato a Farfa, avrebbe incontrato la comunità benedettina, inaugurato la statua in onore di Santa Brigida e salutato i fedeli. Secondo il programma, dopo l’incontro con i Benedettini sarebbe dovuto salire in macchina, ma era una bellissima giornata di sole e una volta fuori dalla Chiesa guardò in alto e disse a Boccaccio: andiamo a piedi. Così, tra l’agitazione della vigilanza, insieme percorremmo il borgo di Farfa a piedi. È stata l’emozione più grande della mia esperienza da sindaco, che dopo 30 anni – conclude Perilli - mi fa estremamente piacere rivivere e celebrare in questo racconto».

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