La pandemia, le consegne a domicilio e i rider reatini: ma il servizio divide i ristoratori reatini

La pandemia, le consegne a domicilio e i rider reatini: ma il servizio divide i ristoratori reatini
di Giacomo Cavoli
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Domenica 21 Febbraio 2021, 00:10

RIETI - A partire dall’inizio della pandemia, anche a Rieti le piattaforme digitali di consegna del cibo a domicilio hanno registrato un’impennata di adesioni sia da parte dei locali costretti a poter lavorare solo con asporto e consegna che dai tanti che hanno scelto di farsi portare il cibo a casa. Capita così sempre più spesso di notare in giro per la città i rider delle piattaforme di delivery, con gli ormai ben noti cubi termici allacciati alla schiena, più spesso in sella alle loro bici e qualche volta anche in auto. 

Il giallo. Tra le piattaforme internazionali più gettonate c’è la spagnola Glovo, ma ai ristoratori reatini ha fatto storcere il naso l’avviso promozionale comparso sulla pagina Facebook di Glovo Rieti che, nell’annunciare nuove adesioni da parte dei locali reatini, ha utilizzato anche il logo del Comune.

Così, da parte di ristoranti e bar è scattata la domanda: il Comune ha concesso il patrocinio a Glovo per poter utilizzare il suo logo istituzionale?

A Il Messaggero, il vicesindaco Daniele Sinibaldi spiega però che non è andata esattamente così: «Credo che Glovo abbia preso e utilizzato il logo del Comune per comunicare la sua presenza in città, non sapendo però che si tratta di un marchio ufficiale del quale l’ente deve autorizzare l’uso – dice Sinibaldi - Abbiamo fatto una verifica e, da parte nostra, non risultano convenzioni o decreti di patrocinio a Glovo: continueremo a cercare fra le carte, ma al momento non ci risultano iniziative in questo senso. Abbiamo quindi scritto a Glovo, per chiedere se siano in possesso di un atto autorizzativo, ma per ora non ci hanno risposto. Vedremo come agire nel caso non ci venissero fornite risposte o se mancasse l’atto autorizzativo». 

Pro e contro. Da parte dei ristoratori, nei confronti delle piattaforme di delivery sussistono le due classiche anime dei favorevoli e contrari: «Non siamo sicuramente dalla parte dei grandi aggregatori, che tendono a guadagnare sul lavoro degli altri con commissioni molto elevate – spiega Raniero Albanesi, ristoratore e responsabile di Mio Rieti, costola di Mio Italia - La loro filosofia porta ad una perdita di identità, perché il cliente non si ricorda più dove ha acquistato il prodotto e il locale diventa un semplice fornitore, al contrario di quello che invece è la cucina italiana. E’ un sistema che può funzionare per la cucina americana, non per la nostra».

In città sono però sempre di più i locali che scelgono le app di consegna a domicilio per i loro prodotti, anche a costo di guadagni marginali: «Essere presente all’interno di un’app di delivery è come essere dentro ad un grande centro commerciale anziché in centro storico, è una visibilità che permette di acquisire nuovi clienti – spiega Antonio Tittoni, tra i gestori del Depero Club di via Terenzio Varrone, che per le consegne ha scelto “Just Eat” - L’incremento economico per il locale però non si nota, perché l’eccellenza del locale non è rapportata alla qualità delle recensioni, che spesso sono negative a causa dei ritardi dei fattorini. Il 90 per cento delle consegne riguarda pizze, hamburger, sushi o fusion e come locale paghiamo il 25 per cento sul costo del prodotto: il 15 per cento a Just Eat e il 10 per cento alla società che gestisce i fattorini. Fare delivery con le piattaforme online non conviene, ma sono gli strumenti che la gente ha imparato a conoscere. E se dovessi formarmi sul delivery farei prima a chiudere il locale perché, in una struttura dove lavorano dieci persone, un’attività del genere non ha nessun margine di guadagno». 

La vita di un rider. La vita di un rider è invece quella di chi mette dieci ore al giorno della sua vita a disposizione di un algoritmo: «Ho cominciato direttamente con Glovo da circa un anno e tre mesi, prima facevo il cameriere - racconta Giuliano, 28 anni, di Castel Sant’Angelo - Il costo di 65 euro del materiale che mi hanno consegnato per iniziare lo hanno scalato dalla mia prima fattura e come rider possiamo dare disponibilità per un massimo di dieci ore al giorno. Dopo la revisione del contratto nazionale ci è stato tolto il fisso orario, ma più consegne e chilometri facciamo, e più guadagniamo. Quanto? Se va bene, anche oltre 10 euro l’ora e le ferie posso prenderle quando voglio, ma in giorni come sabato e domenica bisogna essere sempre reperibili nelle ore di punta, altrimenti si perde punteggio e si hanno meno ore lavorative a poter mettere a disposizione. E se faccio un incidente con la mia auto durante la consegna, loro scalano dalla paga l’ora di lavoro, ma i danni devo pagarmeli da solo».

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