Npc Rieti, un inno e i suoi
legami con sport, tifosi e territorio

Il titolo dell'inno del Liverpool
di Luigi Ricci
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Lunedì 12 Dicembre 2016, 14:38
RIETI - Qualsiasi sportivo che veda gli All Blacks eseguire l’Haka, i tifosi del Liverpool cantare “You’ll never walk alone”, quelli della Mens Sana intonare il “Canto della Verbena” o quelli giallorossi “Grazie Roma”, desidererebbe in cuor proprio che pure la sua squadra potesse avere un simile inno che faccia correre i brividi lungo la schiena. Ma tale desiderio, misto ad invidia per quegli sportivi ai quali la sorte ha donato certi canti, deriva proprio dalla singolarità degli stessi, grazie alla quale esaltano in modo unico e irripetibile i valori ideali che identificano certe squadre con le loro città o nazioni.
E’ facile capire che antiche e profonde radici socioculturali e di costume accomunano Haka e Verbena. Invece l’inno di Venditti è l’unico caso di identificazione tra tifoso e artista che celebra la squadra del cuore. Un’impresa mai tentata dall’interista Celentano, dallo juventino Morgan o dalla milanista Pausini. Infine l’abbinamento tra Liverpool e “You’ll never walk alone”, una canzone tratta da un musical del 1945, avvenne per caso nel 1963 e se ne può trovare la storia su Wikipedia. In tutti questi casi il raro e particolare accostamento squadra-canzone nasce da un processo, spesso casuale, la cui l’unicità deriva da forti radici storiche e personali che a un certo punto fanno scattare la scintilla che unisce i tifosi, la squadra, la musica e le parole, che ne spiegano la simbiosi.
Come noto l’Haka è un canto di guerra, pacificamente trasferita  sul campo di rugby, mentre la Verbena, inno delle 17 contrade senesi, intona “nella piazza del Campo ci nasce la Verbena. Viva la nostra Siena, la più bella delle città”. Notissimo poi il ritornello di Venditti. Infine, quanto a Liverpool, è sufficiente la traduzione del titolo - Non camminerete mai da soli – a sintetizzare l’indissolubile legame tra tifosi e squadra.
Oltre a tali esempi è arduo trovare inni memorabili. Invece i tentativi di scriverne per altre formazioni sono stati numerosi e senza successo, mentre tra i pochi esperimenti riusciti di trapiantare una canzone su una squadra è quello, per ovvi motivi cromatici, tra Sampdoria e “Il cielo è sempre più blu” del calabrese Rino Gaetano.
Non a caso parliamo di “trapianto” che, se fallisce, provoca il rigetto. Che è quanto rischia la canzone del conterraneo Lucio Battisti, e questo sarebbe o.k., “Il mio “Canto libero”, il cui testo e musica però, dopo un’attenta analisi semantica e strutturale, male si sposano alla tenzone sportiva, anche se, in qualche modo, i tifosi della Lazio l’hanno adottata, per cui l’accostamento a Rieti sarebbe pure di seconda mano.

LE REAZIONI
Malgrado ciò ai ragazzi della curva piace, mentre altri non ne gradiscono la forzata imposizione sonora al PalaSojourner con la voce di Lucio. Tra l’altro, chissà cosa avrebbe da dire la sua battagliera vedova che ha posto veti a tutti, pena azioni legali, sulla riproduzione non autorizzata delle sue canzoni? Però nulla impedisce ai ragazzi della Terminillo di cantarla “a cappella”, cioè senza base e accompagnamento, prima della partita - come la Verbena a Siena o “You’ll never walk alone” a Liverpool - e senza porre altre condizioni: se poi la canteranno pure quelli in tribuna, il rigetto sarà evitato. Altrimenti, c’è sempre “Jémo a Termenìllu” che, volenti o nolenti, è l’unica canzone rappresentativa di Rieti. E pure in tema con la curva.
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