Muore incastrata tra le barriere del letto di contenimento, condannato il titolare della casa di riposo e un infermiere

L'aula del Tribunale di Rieti
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Lunedì 5 Giugno 2023, 00:10

RIETI - A sette anni dai fatti e con la prescrizione ormai in vista che potrebbe far calare il sipario sul processo, è arrivata la sentenza di primo grado da parte del tribunale nei confronti del titolare di una casa di riposo, in funzione nel comune di Poggio Moiano, e di un suo collaboratore, condannati per concorso in omicidio colposo. Un anno e sei mesi è stato inflitto dal giudice monocratico Claudio Prota a un 54enne, originario della Campania, e un anno e tre mesi a un romano di 45 anni - per quest’ultimo il pm aveva invece sollecitato l’assoluzione - ritenuti responsabili della morte di un’anziana degente di 90 anni, rimasta incastrata tra le sbarre del letto di contenimento e soccorsa quando ormai era troppo tardi. 

Le cause della morte. Decesso causato da “asfissia da comprensione toracica” certificò il consulente medico legale incaricato dalla procura, causata dallo scivolamento della vittima, senza la possibilità di risollevarsi non essendo autosufficiente, in uno spazio vuoto che si era creato tra il materasso e le protezioni laterali dove non erano stati sistemati degli appositi cuscini a protezione. Nessuno sentì la novantenne chiedere aiuto. L’inchiesta, condotta dai carabinieri della stazione di Poggio Moiano, corredata da diverse testimonianze nonché dagli accertamenti medici, consentì di stabilire che l’incidente si verificò intorno alle 4.30 del mattino, ma soltanto alle 6.10 fu scoperto il corpo senza vita dell’anziana. 

Quasi due ore senza soccorso. Un intervallo di tempo troppo lungo che, secondo il magistrato, deponeva per un comportamento negligente da parte degli imputati, che rilasciarono solo delle dichiarazioni spontanee in sede di primo interrogatorio, ma non si sono mai sottoposti all’esame delle parti nel corso del dibattimento. Il fatto si verificò il 23 maggio 2017, ma solo a distanza di sette anni e dopo che tre sostituti procuratori si sono rimpallati il fascicolo dell’indagine, scattata dopo la denuncia presentata dalle nipoti della vittima, si è arrivati a formulare un giudizio di responsabilità verso i due imputati (difesi dagli avvocati Rita Cagnizi e Paolo Maria Dandini), condannati anche al risarcimento danni, da stabilire in un altro procedimento, in favore delle parti civili, due familiari della signora, assistite dall’avvocato Andrea Santarelli che ha evidenziato le gravi carenze messe in luce dall’indagine in relazione alla mancata assistenza da parte della struttura nei riguardi dei trenta anziani ospiti, sui quali di notte vigilava un solo operatore, quello poi condannato insieme al titolare della società che gestiva la casa di riposo.

Contro la sentenza, le cui motivazioni saranno rese note tra novanta giorni, la difesa proporrà appello, ma la prescrizione potrebbe chiudere prima il caso.

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