La Municipale la multa, l'Agenzia delle entrate infierisce, ma il giudice le dà ragione

La Municipale la multa, l'Agenzia delle entrate infierisce, ma il giudice le dà ragione
di Renato Retini
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Sabato 1 Febbraio 2020, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 19:59
Burocrazia esasperata, fiscalismo maniacale o il più comune e tanto di moda nonmicompetismo? Qualunque sia la risposta, si abbina bene alla storia di una signora reatina, multata dalla Municipale e vistasi recapitare a casa, dopo quasi cinque anni e alla vigilia della prescrizione, una cartella dell'Agenzia delle entrate con cui le veniva notificato l'invito a pagare l'importo originario della sanzione in forma raddoppiata. Non aveva pagato? No, più semplicemente la donna, C.M., nel compilare il bollettino del versamento postale aveva sbagliato a copiare la cifra esatta, invertendo le cifre, e così aveva versato 2,70 euro in meno.

Un'inezia, ma non abbastanza per salvarla dalla procedura di riscossione forzosa attivata nei suoi confronti perché quell'importo non coincideva con quanto contestato dai vigili e registrato nel computer del comando di via della Foresta. Di conseguenza, il verbale risultava inevaso e così, alla scadenza dei termini di pagamento, la multa era stata trasmessa all'Agenzia delle entrate perché recuperasse la somma con l'aggiunta delle spese. A nulla era valso il tentativo dell'automobilista di spiegare l'errore, la sua richiesta di annullare la multa era stata respinta dal Comando che non si era voluto assumere alcuna responsabilità nonostante l'evidenza dello sbaglio involontario commesso nel riempire il modulo. Involontarietà che, invece, è stata riconosciuta dal giudice di pace al quale la signora si era rivolta, presentando opposizione al pagamento della cartella notificata dall'Agenzia delle entrate.

E le motivazioni della sentenza con cui il dottor Antonio Di Silvestro ha accolto il ricorso, annullando la cartella, sembrano suonare come un monito per una certa burocrazia ottusa, che non fa sconti a nessuno, nel passaggio in cui si sottolinea come «deve essere in primo luogo evidenziato che costituisce circostanza del tutto contraria ai principi di buona fede che permeano l'intero panorama giuridico quella per cui, nonostante la ricorrente avesse provveduto al pagamento, pur parziale, del verbale di accertamento, l'iscrizione a ruolo è avvenuta per l'intera somma dovuta».

E, più avanti, il giudice di pace conclude scrivendo che «appare altresì opportuno evidenziare che il versamento della minor somma è avvenuto per un mero errore materiale, posto che la ricorrente non ha tratto alcun reale vantaggio dal mancato versamento di un importo irrisorio».
Insomma, una bella lezione per gli inflessibili burocrati e un invito a riflettere meglio in futuro.
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