Forno crematorio a Montasola, anche Vacone si schiera per il “no”

Forno crematorio a Montasola, anche Vacone si schiera per il “no”
di Emanuele Laurenzi
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Lunedì 23 Maggio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 06:01

RIETI - Si allarga il fronte del “no al crematorio di Montasola” nei paesi della media Sabina. Dopo le oltre 500 sottoscrizioni per la petizione popolare lanciata dal Comitato per la salvaguardia del territorio di Montasola, arriva anche una presa di posizione del Comune di Vacone. «La collettività è contraria e lo siamo anche noi come amministrazione. Abbiamo risposto ad una interrogazione comunale, trovando grande collaborazione con la nostra minoranza», ha spiegato Alessio Mancini, vice sindaco del paese, che ha seguito con grande attenzione l’evoluzione del progetto, presenziando anche l’appuntamento pubblico organizzato dal sindaco di Montasola, Vincenzo Leti, a metà aprile. 

Azione amministrativa. Una spinta decisiva per l’amministrazione di Vacone è arrivata dalla raccolta firme. «Sui circa 220 abitanti – spiega Mancini – oltre 100 hanno firmato la petizione contro il forno in poche ore.

Questa partecipazione di massa, ci ha spinto ad approfondire la tematica e a prendere una nostra posizione: come amministrazione siamo contrari all’opera». Una posizione che è stata esposta chiaramente in sede di consiglio comunale, anche in conseguenza di una interrogazione della minoranza sul tema. «Rispetto alla decisione di realizzare il forno – spiega Mancini – si respira un ampio dissenso nelle nostre zone. Quando questo avviene, quando c’è tanto dissenso verso un’opera, si deve agire per dare risposte alla popolazione. Come Comune abbiamo avuto sollecitazioni anche dalla minoranza, con la quale abbiamo instaurato collaborazione sul tema, andando a motivare i motivi del nostro no». 

Danno di immagine. Da Vacone non è arrivato un “no” generalizzato, ma sono almeno tre i punti sui quali ruota la contrarietà. «In primo luogo – spiega Mancini – ci siamo rifatti all’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che assimila i forni crematori ad impianti insalubri di prima classe. A questo si è aggiunto un danno di immagine per tutta la zona: qui si lavora da anni per far crescere il turismo, abbiamo lanciato progetti come la “route 313” o il “DMO green weekend”, che guarda soprattutto all’estero e offre soggiorni matrimoniali, senza dimenticare il lungo lavoro per il riconoscimento del marchio dop al nostro olio di oliva. Su cose come queste peserà in maniera negativa la presenza di un forno crematorio. Agenti immobiliari, poi, ci hanno già parlato di svalutazione delle case».

L’ultimo aspetto, infine, attiene alla prospettiva e alla logica della cosiddetta politica preventiva. «Ci dobbiamo preoccupare di ciò che potrebbe accadere in futuro – conclude Mancini – perché se oggi autorizziamo un impianto di questo tipo, potremmo aprire la strada alla costruzioni di industrie insalubri in zona. Non lo vuole la cittadinanza di Vacone e non lo vogliamo noi. Per questo abbiamo preso la nostra posizione».

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