Palpeggiava studentesse minorenni, condannato autista di scuolabus

Palpeggiava studentesse minorenni, condannato autista di scuolabus
di Renato Retini
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Sabato 8 Maggio 2021, 00:10

RIETI - Ad accusarlo erano state alcune studentesse minorenni, per le quali il tragitto che le separava da casa a scuola era diventato un incubo. Palpeggiamenti, frasi oscene, inviti a compiere atti sessuali, erano ormai un rito quotidiano, fino a quando l’autista di uno scuolabus non era stato denunciato dai genitori delle giovani ragazze e per lui era arrivata, nel 2016, la condanna del tribunale (presidente Tommaso Martucci) dopo il rinvio a giudizio disposto dalla procura.

La condanna. Tre anni di reclusione per violenza sessuale, l’interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole o negli istituti frequentati da minori, temporanea per cinque anni dai pubblici uffici, e l’obbligo di risarcire le parti civili.

Adesso, a distanza di cinque anni, è giunta la conferma della sentenza da parte della terza sezione della Corte di Appello che ha respinto in toto il ricorso dell’imputato ed ha, invece, accolto le tesi della procura generale e dell’avvocato Fabio Clementi, legale di parte civile, che al termine del processo di secondo grado avevano chiesto di confermare il giudizio di primo grado.

L'accusa. Una brutta storia, quella finita all’esame dei giudici, risalente all’anno scolastico 2014, quando R.G., 65 anni, era il conducente dello scuolabus di un Comune dell’alta valle del Velino incaricato di svolgere il servizio di trasporto. Secondo quanto emerso durante le indagini e nel corso del processo, a essere prese particolarmente prese di mira erano state alcune studentesse, una delle quali all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto quattordici anni, che avrebbero subito pesanti avances, con ripetuti toccamenti tra le gambe e sul sedere quando scendevano gli scalini del mezzo, e destinatarie di frasi del tipo “hai fatto mai l’amore, vieni qui che ti insegno a pomiciare”, “invece de fumà le sigarette, fuma sto sigaro”, “ti insegno a baciare”.

Dai racconti dettagliati delle vittime e dei testimoni, è emerso un quadro inquietante di quanto avveniva a bordo del pulmino, tanto che il padre di una delle tre ragazze ha detto che la figlia era terrorizzata dall’idea di dover salire sullo scuolabus, e solo dopo molte insistenze era riuscito a scoprire la verità. Stessa situazione per le altre compagne, costrette in un caso a ricorrere a uno psicologo per superare le paure.

La difesa. L’imputato, da parte sua, ha sempre respinto le accuse, definendo le frasi contestate come semplici battute, tanto che i giudici hanno definito “drammaticamente superficiale” il suo modo di fare, evidenziando la “mancanza di ritegno” e la gravità delle parole rivolte alle studentesse, e in Appello hanno negato a R.G. la concessione delle attenuanti generiche richieste dalla difesa, pur assolvendolo da uno solo dei capi di imputazione, relativo a una terza ragazza. Renato Retini

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