Fuga dal pronto soccorso: al bando per 5 posti da medico a tempo indeterminato rispondono solo in quattro. Il responsabile del servizio: prendono quanto un vaccinatore, perché dovrebbero scegliere il fronte?

Fuga dal pronto soccorso: al bando per 5 posti da medico a tempo indeterminato rispondono solo in quattro. Il responsabile del servizio: prendono quanto un vaccinatore, perché dovrebbero scegliere il fronte?
di Giacomo Cavoli
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Domenica 18 Settembre 2022, 00:10

RIETI - La Asl di Rieti cerca cinque medici a tempo indeterminato per sanare le carenze d’organico del pronto soccorso dell’ospedale de Lellis continuamente sotto pressione ma, seppur in tempi in cui c’è fame di lavoro, al bando rispondono appena in quattro, dunque persino un posto in meno rispetto a quanto messo a concorso dall’azienda sanitaria locale. 

Sono infatti quattro le dottoresse che il prossimo 29 settembre dovranno affrontare le tre prove previste (scritta, pratica e orale) per superare la selezione bandita dalla Asl e conquistare così un posto di lavoro a tempo indeterminato nel reparto di Accettazione e Urgenza del nosocomio reatino. 

L’impasse. Insomma, un altro episodio che testimonia la grande fuga dei medici dai pronto soccorso italiani, dove turni massacranti senza riposi festivi, almeno sei notti al mese di guardia, tante di giorno e ferie spesso impossibili da smaltire a causa delle carenze di organico disincentivano l’adesione a ricoprire ruoli nel settore dell’emergenza: e a pagarne le conseguenze, in ultimo, sono i pazienti, costretti ad attendere ore, e a volte giornate intere, per gli accertamenti. 
Per il direttore del pronto soccorso di Rieti, Flavio Mancini, non c’è però da stupirsi dell’impossibilità di riuscire ad avere almeno un pareggio fra il numero dei posti messi a concorso e le domande presentate: «A dicembre sono stato commissario per il mega-concorso aggregato di tutto il Lazio che metteva a disposizione 170 posti e si presentarono in 78 – racconta Mancini a Il Messaggero - In proporzione, quella di Rieti è una situazione quasi migliore perché, con quattro candidati su cinque posizioni disponibili, copriamo l’ottanta per cento dei posti messi a concorso, qualora vengano ritenuti tutti idonei». 

Quanti altri medici sarebbero necessari al pronto soccorso di Rieti per non essere sotto organico? 
«Abbiamo un organico che dovrebbe essere di 26 posti e in questo momento avremmo quindi bisogno di altre otto persone.

Il 4 ottobre verrà pubblicato un avviso pubblico rivolto ai professionisti, che non verranno messi sotto contratto ma che potranno lavorare da noi per sei mesi, per cercare di superare questo momento di crisi». 

Con il prossimo avviso pubblico si riuscirà a coprire tutti i posti dei quali avete bisogno? 
«Me lo auguro». 

A quel punto potrebbero essere rimodulati anche i turni di chi opera in emergenza? 
«Avendo maggiore disponibilità di persone, avremo possibilità di fare turni a pieno organico e di consentire a chi lavora di godere dei periodi di riposo». 

Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero lo scorso 24 agosto, Lei dichiarò che a Rieti le retribuzioni sono in linea con gli altri ospedali italiani. Uno dei nodi della carenza di medici nei pronto soccorso è anche il compenso? 
«Se un medico va a ricoprire il ruolo di vaccinatore e prende la stessa cifra di un collega che trascorre 12 ore in un pronto soccorso, francamente sceglierei di essere medico vaccinatore. In Italia, ci sono regioni che hanno già recepito l’allineamento tra retribuzione e carico di lavoro: in genere sono quelle a statuto speciale, come il Trentino Alto-Adige e il Veneto, dove si sta andando avanti con pagamenti per ora superiori a quelli attualmente in vigore nel resto d’Italia. Mi auguro che ci allineeremo a questi aumenti della retribuzione: ma tutto ciò dovrà deciderlo la Regione, non la Asl di Rieti».

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