Rieti, Perilli sui rimborsi d'oro in Regione
"Non gestivo io il bancomatdel gruppo"

Mario Perilli in consiglio regionale
di Raffaella Di Claudio
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Lunedì 9 Dicembre 2013, 05:52 - Ultimo aggiornamento: 14:15
RIETI - Quando il mio avvocato, Pietro (Carotti, ndr), mi dir che potr farlo, dir tutto. Ma intanto, in attesa di ottenere il permesso dal suo legale, l'ex consigliere regionale del Pd, Mario Perilli, indagato per peculato, falso e finanziamento illecito insieme agli ex colleghi Esterino Montino, Giuseppe Parroncini, Enzo Foschi e altre dieci persone tra imprenditori e commercianti, non riesce a restare in silenzio. In qualità di tesoriere del gruppo regionale del Pd è oggi al centro di un'indagine della Procura che inevitabilmente gli ha fatto guadagnare, suo malgrado, una ribalta mediatica dura da digerire senza poter parlare.



Non più tardi di sabato ha ricevuto una telefonata dalla redazione de L'Arena di Rai 1, condotta da Massimo Giletti, che (non ieri come inizialmente programmato) domenica prossima si occuperà dello scandalo dei rimborsi d'oro in Regione, con un intervista anche all'avvocato Gianfranco Paris che con un articolo sul suo blog ha fatto esplodere il caso. «Il giornalista del programma - spiega Perilli - mi ha chiesto come ho fatto a spendere 500mila euro a Fara Sabina. Ma stiamo scherzando? E' una cifra assolutamente falsa che non sta né in cielo né in terra. A Fara, saranno stati spesi al massimo 25mila, 30mila euro di iniziative politiche».



Tra queste, a leggere le voci del bilancio, ce ne sono due, datate 9 aprile 2011, esplicitamente legate alla campagna elettorale di Vincenzo Mazzeo alle amministrative farensi del 2011. Si tratta in tutto di 2mila e 500 euro, liquidate a un bar (mille e 500 euro al Crow Cafè) e a un ristorante (990 euro a «Da Pietro») locali. «In quei due incontri - dice l'ex consigliere - sicuramente avrò invitato Vincenzo Mazzeo (allora candidato a sindaco, ndr). Uno era con gli immigrati a via XXIV Maggio e dopo c'è stato poi un piccolo rinfresco». Lo stesso che dovrebbe essere stato curato dal Crow Cafè. Poi un passaggio, «fondamentale» per Perilli, sull'amministrazione del denaro a disposizione del gruppo.



«La gestione del bilancio era assolutamente collegiale e condivisa da parte di tutti i consiglieri. Il mio ruolo - continua il tesoriere - era solo quello di controllare che l'utilizzo dei fondi fosse equo per tutti. Non gestivo direttamente io i soldi. Per intenderci: non avevo il bancomat del gruppo. E nelle mie tasche non è finito un euro. Il mio stile di vita, normalissimo, non è mai cambiato negli anni ed è sotto gli occhi di tutte le persone che quotidianamente mi incontrano a Passo Corese».