RIETI - «Ho accettato con grande piacere l’invito del sindaco e dell’associazione, credo che sulla prevenzione ci sia ancora molto da fare, per questo se posso essere utile sarò ben lieto di mettermi a disposizione». Carlo Verdone è il testimonial della giornata dedicata al quarantesimo anniversario della Lilt di Rieti, in programma per domani, a partire dalle 10, al Parco Camuccini di Cantalupo in Sabina.
I partecipanti. Previsti, oltre al regista e attore, “di casa” nel territorio, i responsabili della delegazione sabina della Lilt, il sindaco Paolo Rinalduzzi, il presidente della Lilt di Rieti Enrico Zepponi, il responsabile della direzione e gestione della Lilt nazionale Davide Rubinace, il coordinatore regionale Lilt Lazio, Norberto Venturi e il sottosegretario al ministero della Salute, Pierpaolo Sileri. «Sarà una nuova occasione per testimoniare l’importanza di estendere le attività oltre i confini del capoluogo, in un territorio ricco di opportunità, ma spesso isolato dai circuiti importanti e dai servizi alla persona.
La motivazione. «Credo sia un dovere di noi personaggi, abbiamo un debito di riconoscenza verso il nostro pubblico. Tra l’altro, questo è un appuntamento importante, la salute mi sta particolarmente a cuore, ma senza alcun riferimento all’erronea etichetta da ipocondriaco che mi hanno affibbiato. Sono una persona attenta all’importanza della prevenzione, ho avuto tanti amici che se non si fossero trascurati sarebbero ancora qui con noi». L’attore si concede alle interviste con la consueta disponibilità, durante la pausa caffè di una riunione con gli sceneggiatori: «C’è troppa trascuratezza su questi temi - osserva - in pochi tengono presente che l’obesità porta a un’aspettativa di vita minore o basti pensare che a 70 anni sono pochissimi coloro che hanno fatto una colonscopia o che si sottopongono con cadenza regolare alle analisi del sangue».
Ma le conseguenze della poca attenzione sulla salute posso essere tante: «Non dimentichiamo i danni del sole o quelli dei tatuaggi: pochi sanno che il tatuaggio impedisce ai dermatologi di individuare per tempo i melanomi». Troppa superficialità? «La chiamerei trascuratezza - conclude Verdone - oppure pigrizia verso i controlli che abbiamo tutti il dovere di fare, per giocare d’anticipo su certe patologie. Io li faccio regolarmente, non solo per me, ma anche per i miei figli e per coloro che mi vogliono bene. Fatelo anche voi, ne vale la pena». Parola di Carlo.