Rieti, coronavirus, Elisa, Corrado
e Gabriele dall'Inghilterra sperano
di tornare a Leonessa in estate:
«Servirà a rigenerarci»

Elisa, Gabriele e Corrado
di Fabiana Battisti
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Lunedì 27 Aprile 2020, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 08:01

RIETI - Leonessa è lontana ma presentissima nella vita e nei pensieri di Elisa, Corrado e del piccolo e simpatico Gabriele. Da tre anni, la giovanissima famiglia si è trasferita in Inghilterra con lo sguardo e il cuore però rivolti costantemente all’Italia e in particolare al loro paese, incastonato tra le montagne del reatino, così caro, quieto, unito e bello.

L’aereo, il viaggio, i bagagli, gli spostamenti, gli eventuali taxi da prendere non hanno peso se all’arrivo sarai avvolto dalla calda bellezza di quella che consideri casa tua. Questa è una certezza per chi vive sradicato dalle proprie origini e vale ad ogni possibilità di rientro per Elisa, Corrado e Gabriele ma ancora di più in questa fase di lockdown europeo.

«L’Inghilterra ha applicato le restrizioni solo due settimane dopo l’Italia - racconta Elisa - Noi seppur distanti ci siamo ritrovati a seguire le dinamiche nazionali come fossero una previsione inevitabile anche per il futuro inglese. Sembra strano ma ci sentivamo direttamente e indirettamente coinvolti, perché sui social ci immergevamo nella nostra italianità con tutti i nostri contatti e familiari e in parallelo restavamo aggiornati su sviluppi ufficiali di Protezione Civile e Ministero, mentre in Inghilterra non c’era consapevolezza. È stato un po’ straniante ed eravamo molto preoccupati. Basta pensare che diverse famiglie italiane qui hanno iniziato a tenere i figli in casa molto prima delle restrizioni. Noi, no abbiamo preferito che Gabriele non percepisse il peso del lockdown prima che fosse obbligatorio».

Poi il momento è arrivato. Il Governo ha deciso e questo che effetti ha avuto sulla vostra quotidianità?
«Quel giorno a lavoro è stato molto brutto, ci siamo salutati nell’incertezza rispetto a quando avremmo potuto riaprire la nursery e rivederci. Dopo la comunicazione ufficiale, c’è stata una commozione generale, eravamo persi e spaventati come una grande famiglia atterrita. Passato quel momento la vita è rientrata nelle mura di casa, che fortunatamente ha anche un bel giardino. Qui il tempo è diventato meno frenetico e perdendo velocità e orari prestabiliti ha lasciato spazio a tante cose, come cene e film in famiglia, giochi da tavola infiniti e corse agguerrite in bicicletta di Gabriele che segue il papà a piedi. Il primo mese anche le videochiamate sono state fondamentali e continue, la volontà era di cercare di fare e stare il più possibile insieme ai nostri affetti. È stata ed è dura ma cerchiamo di viverla sempre con il sorriso. Infatti in tutto questo si inserisce una nota positiva: l’introspezione, cioè la possibilità per me tra tante sperimentazioni e ricette tradizionali in cucina di fermarmi un attimo. C’è sempre bisogno di riappropriarsi della propria mente e del percorso fatto. Per me è stato il momento per fare dei bilanci in profondità, da un lato mentre dall’altro con l’home schooling di Gabriele le giornate sono piuttosto scandite e piene. Rispetto all’Italia non ci sono lezioni online ma contenuti caricati su una piattaforma, in cui è possibile interagire con la maestra se necessario. Non è così funzionale in fondo, però questa scelta tutela ogni diversità e l’equità tra i bambini anche solo pensando alla disponibilità di strumenti come tablet o pc in casa».

Gabriele a Pasqua sarebbe dovuto tornare come sempre a Leonessa, come state vivendo questo distacco forzato? 
«Il nostro è un attaccamento grande, per noi è proprio vitale poter tornare e ricaricare le batterie affettive per affrontare la vita qui, dove abbiamo ormai una routine avviata è bella tra lavoro e amici ma tornare a casa è diverso. Ti rigenera, io ad esempio riesco a dormire tantissimo lì perché forse ricevere quell’amore necessario ti rilassa completamente.

Questo lo percepisce soprattutto Gabriele, perché ha vissuto 6 dei suoi 9 anni a Leonessa e la considera il posto più bello al mondo. Lui vorrebbe tornare sempre quindi pensa alle vacanze estive con grande aspettativa, vuole rivedere giustamente i nonni e i suoi amichetti. Diciamo che il suo cuore è lì, qualche tempo fa infatti mi ha detto “a me a Leonessa mi conoscono e mi salutano tutti, mica come qui”, come a dire che lì si sente parte davvero di una comunità. In prospettiva per queste ragioni l’estate ci spaventa perché con il lockdown se non potessimo tornare, torneremmo poi soltanto a Natale, un anno dopo l’ultima volta. È molto triste e ci auguriamo proprio di no soprattutto per Gabriele che dovrebbe rinunciare alla piena libertà - che solo lì ha e che ama profondamente - di uscire e giocare nella protezione affettuosa di tutto il paese».

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