In Comune dopo una settimana qualcuno ha finalmente scoperto che l'ente è sotto attacco degli hacker e che è stato chiesto un riscatto

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Martedì 8 Settembre 2020, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 21:33

RIETI - Il Comune di Rieti ha subìto un attacco informatico che ha criptato migliaia di file in uso dai computer di Palazzo di Città – dei quali tantissimi contenenti dati sensibili dei cittadini – ma se in uno dei celebri film di 007 persino “La morte può attendere”, anche in Comune una risposta ufficiale su un simile accaduto può tranquillamente mettersi comoda e arrivare dopo “appena” una settimana.

Così, dopo sei giorni dall’attacco di mercoledì scorso che continua a tenere molti dipendenti a braccia conserte - costringendoli a mandare avanti a singhiozzo tutto ciò che possa consentire di non bloccare l’intera macchina amministrativa - il Comune si accorge improvvisamente degli articoli di stampa e, quattro giorni dopo la prima volta che Il Messaggero aveva confermato che il maxi-riscatto di 500 mila euro minacciato al Comune era stato richiesto in bitcoin, soltanto ora Palazzo di Città bolla, a sua detta, come fake news «alcune delle ricostruzioni giornalistiche circolate in queste ore» che «non rispondono a verità, come ad esempio l'ammontare del riscatto che sarebbe stato chiesto in moneta elettronica e il fatto che, ad oggi, non sia stata ancora sporta denuncia».

Mentre però nell’arco di una settimana il Comune si è chiuso in un assordante silenzio, stordito dall'attacco degli hacker, la notizia sul riscatto chiesto in bitcoin è stata nel frattempo confermata a Il Messaggero da autorevoli fonti interne di Palazzo di Città. Ma comunque, che si tratti di bitcoin o di cambiali di fantozziana memoria, la natura del supporto non cambia affatto che al Comune sia stato richiesto un maxi-riscatto da 500 mila euro per veder sbloccati tutte le migliaia di file criptati.

Sulla questione della denuncia formale alla Polizia Postale – che fin da subito dopo l’accaduto ha iniziato a indagare a tutto campo – beh, siamo felici di sapere che, dopo giorni di indagini serrate da parte della PolPost della Questura reatina, in Comune «nei giorni successivi» all’accaduto ci si sia ricordati di presentare una «formale denuncia».

Oltre poi a ricevere quotidianamente la rassegna stampa come servizio previsto dall’ente, in Comune farebbero però bene, ogni tanto, anche a leggerli gli articoli: scoprirebbero così che tutta l’ultima parte del comunicato stampa (“I termini complessivi dell'attacco sono ancora in fase di valutazione da parte della struttura informatica del Comune. Infine, preme ricordare che, ad eccezione delle primissime ore a ridosso dell'attacco informatico, gli uffici, in particolar modo quelli che forniscono servizi al cittadino, hanno ripreso pienamente la propria funzionalità, come, ad esempio, l'ufficio servizi demografici o gli uffici finanziari”) è l’esatta ripetizione – e molto più sintetica – di quanto già specularmente dichiarato stamattina a Il Messaggero dal vicesindaco Daniele Sinibaldi, che ad una settimana dall’accaduto e dall’imbarazzante silenzio proposto sulla vicenda dall’assessore all’Innovazione Tecnologica Emiliana Guadagnoli, è stato l’unico a metterci la faccia per tentare di tamponare mediaticamente l’accaduto.

Sinibaldi a Il Messaggero aveva già spiegato che «in Comune si sta cercando di recuperare i dati e ripristinare il più possibile per poter riprendere l’attività che va comunque avanti in forma ordinaria, seppur con le difficoltà e i rallentamenti causati dal fatto che alcuni file non sono consultabili dalla rete.

Ci vorrà un po’ di tempo, ma la difficoltà ora è capire da dove e come è arrivato l’attacco e quanto in profondità ha colpito il sistema: per fare questo, ci stiamo avvalendo dell’ausilio della società che abbiamo individuato per effettuare un’ispezione del sistema, per capire come proteggere di nuovo tutti i dati e comprendere dove il sistema sia stato danneggiato e dove no».

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