Coronavirus, Francesco De Angelis
tra Parigi e Grenoble: «Giornate
difficili, Rieti nel cuore: mancano
parenti, amici e il Guidobaldi»

Francesco De Angelis
di Matteo Di Mario
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Domenica 10 Maggio 2020, 12:00

RIETI - In Francia da quasi 5 anni, in tempi di normalità, il reatino Francesco De Angelis vive a Parigi, frequentando un master in Motion Design alla prestigiosa École Multimédia e lavorando come audio-video maker per l'agenzia editoriale Uni-médias. Negli ultimi due mesi, allo scoppio della pandemia, Francesco, classe 1996, è però tornato a Grenoble, città in cui ha svolto la prima parte degli studi e dove si trovano i suoi genitori e la sua fidanzata. Con lui abbiamo parlato non solo di cambiamenti della quotidianità e di come Grenoble ha affrontato l'emergenza, ma anche di Rieti, amici e atletica. 

Francesco, il Coronavirus quanto ha stravolto le sue giornate? Tornare momentaneamente a Grenoble è stata una scelta positiva?
«L'emergenza sanitaria ha modificato lo stile di vita di tutti. Superata da poco la metà di marzo, ho iniziato a studiare e lavorare da remoto, rimanendo molto più tempo in casa. Non dovendo recarmi in ufficio, sono tornato a Grenoble, dove attualmente vivo con la mia fidanzata. Qui lavorano anche i miei genitori, con i quali sono riuscito a colmare la distanza. Parigi manca, ma essere ora a Grenoble mi rasserena».

A suo avviso, Grenoble ha affrontato la pandemia in maniera corretta? Ha notato differenze rispetto alla situazione italiana?
«In Francia il lockdown è stato annunciato circa 10 giorni dopo che tutta Italia era stata dichiarata zona rossa. Nelle prime settimane di chiusura totale, Grenoble era deserta, ma in seguito la gente è tornata gradualmente per le strade. Il Paese comincerà domani, 11 maggio, la fase 2 e, già da diversi giorni, si notano un po' troppe persone che girano per la città senza osservare le dovute precauzioni. In ogni caso, supermercati e farmacie si sono organizzati molto bene nel fare rispettare le distanze, garantendo sicurezza e serenità a ciascun cliente».

Sente spesso familiari e amici in Italia? 
«Sì, ci aggiorniamo continuamente. I social e la tecnologia si stanno rivelando grandi risorse in un momento così delicato». 

In questo periodo ha mai pensato di rientrare a Rieti? 
«No, ma ho una forte nostalgia della città. Non torno a Rieti da Natale 2018, ma ogni volta che riesco ad esserci è sempre una bella emozione. Mi mancano molto parenti ed amici, ma anche l'atletica al Guidobaldi. Al Camposcuola ho trascorso giornate intense ed indimenticabili. Sono grato a tutta la famiglia Milardi, che per me sarà sempre un punto di riferimento. Non appena rimetterò piede a Rieti, lo stadio di atletica sarà uno dei primi posti in cui andrò». 

Si sente cresciuto dopo tutto questo tempo lontano dall'Italia? 
«Sicuramente.

Sono arrivato in Francia dopo essermi diplomato, con enorme curiosità ma allo stesso tempo parecchio timore. Durante questi anni, ho conosciuto persone che sono diventate la mia seconda famiglia e che, fin da subito, mi hanno aiutato ad integrarmi al meglio. Grenoble e soprattutto Parigi si sono rivelate due realtà stimolanti, in cui sono potuto entrare presto a contatto con il mondo del lavoro. Le università fanno tanta attenzione alle possibilità lavorative dei propri studenti, garantendo strumenti e competenze all'avanguardia. Oggi mi sento molto diverso rispetto a cinque anni fa e questo lo devo anche alla mia famiglia, che non ha mai smesso di essere al mio fianco».

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