RIETI - «È nero, bollente»? «No, è macchiato e tiepido, bevo il contrario di quello che canto», risponde sorridendo Fiorella Mannoia mentre sorseggia il caffè. Manca poco per scendere al palazzetto dello sport del polo didattico di Passo Corese dove la attendono più di mille studenti del liceo “Lorenzo Rocci” e dell’istituto “Aldo Moro” per la presentazione del libro “Quello che le donne dicono”.
Giusto il tempo di salutare i dirigenti Maria Desideri e Giovanni Luca Barbonetti, i docenti, il consigliere provinciale Franco Gilardi che ha promosso l’incontro, e la sindaca di Fara Sabina e presidente della Provincia, Roberta Cuneo, insegnante anche lei.
«Non c’è nulla più importante della scuola e dei docenti – sottolinea la cantante – eppure non c’è categoria che sia più bistrattata e sottopagata.
Oggi forse li vede più provati degli adulti «perché in pandemia hanno sofferto tanto e molti di loro dopo mesi di isolamento non si sono neanche riconosciuti, perché erano diventati grandi da soli». Loro che si nutrono di socialità. La stessa arrivata come una folata di vento, tra applausi e cori da stadio, ad accogliere la cantante al suo ingresso al palazzetto mentre risuonavano le note di C’è Tempo interpretate dalla giovane insegnante di canto sabina Jessica Caponero. «Mi avete commosso» ha detto Fiorella Mannoia a quel palazzetto vociante e gremito, dopo un duetto con Jessica e prima di esibirsi in “Mio fratello che guardi il mondo” con la piccola Luciana Bucci e di concludere l’evento insieme a Jessica e alla sua allieva Sofia Bergellini cantando “Quello che le donne non dicono”.
Introdotti dalla docente Ilaria Strinati, ragazze e ragazzi dei due istituti, a partire dalle storie delle 30 artiste raccontate nel libro il cui ricavato è stato devoluto ad Amref - rappresentato in sala da Gabriella Guido - hanno dialogato di musica, diritti, solidarietà e social con la Fiorella persona, prima che cantante.
Sensibile e schietta quanto basta nell’invitarli «a essere curiosi, a leggere e a formarsi un pensiero critico, per scegliere e non essere gregge» o nello spingerli «ad essere solidali, a difendere un amico anche da un commento brutto o da un insulto sui social, a denunciare». Diretta nel mettere in guardia «soprattutto le ragazze a non inviare foto personali a qualcuno che ve le chiede, perché quello non è amore» o nel sollecitare i ragazzi «ad essere femministi e dalla parte delle donne: perché ci fate solo che una bella figura». Dando vita a un’autentica lezione di “educazione sentimentale”, quella materia che secondo l’artista dovrebbe entrare nelle classi «già alla primaria per insegnare a partire dai più piccoli il rispetto per l’altro».
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