GLI ANGELI CUSTODI DI EBRIMA
E nonostante il 4 a 0 finale rifilato dai nerazzurri alla Roma, Ebrima non ha steccato la prima, tutt’altro, rompendo il ghiaccio nell’esordio di una vita insperata per lui, arrivato a Rieti attraverso lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), avvicinatosi al settore giovanile della Young Rieti nell’ottobre 2016 con una semplice richiesta di poter giocare insieme ad un gruppo di coetanei e subito notato invece dall’allenatore della Young, Francesco Spognardi (nella foto insieme ad Ebrima), che alla prima occasione non si lasciò certo sfuggire quel ragazzino pieno di talento e che cercava la propria strada dentro ad un ruolo che fosse a lui congeniale in campo. Così Spognardi segnalò l’abilità di Ebrima all’intero staff, avviandolo alle prime partite e programmando, insieme alla dirigenza, una prima formazione fisica del ragazzo, curata dal preparatore atletico della Young, Andrea Ciampaglia.
A dare il via libera per l’exploit di Ebrima fu però, prima di tutto, la sinergia della Young Rieti con Marco De Riu, il responsabile dello Sprar che aveva indirizzato il giovane gambiano verso il programma di studi e formazione previsto dal sistema dopo il suo arrivo in città, insieme alla collaborazione dell’associazione di promozione sociale Arci Rieti.
Contro l’Atalanta, Ebrima non si è certo risparmiato, risollevando da centrocampo il morale di una squadra agli sgoccioli della partita, regalando assist, tentando tiri in porta e guadagnandosi, con una «magia di Darboe», persino i complimenti della telecronaca. A giugno compirà 18 anni: e dopo l’esordio di ieri nel calcio che conta, la maggiore età, per Ebrima, potrebbe suggellarsi in un contratto da professionista.
«Con Ebrima e i suoi amici, che guardavano giocare i nostri atleti attraverso la rete del campo da calcio, è stata fatta un’opera di inclusione difficile in un momento storico controcorrente come questo – commenta Massimo Masi, dirigente della Young Rieti – I ragazzi dello Sprar sono stati inseriti nel contesto positivo di una piccola società come la nostra, dove hanno potuto sviluppare amicizie e una maggiore coscienza di loro stessi, entrando maggiormente in contatto con la cultura italiana, che abbiamo cercato loro di spiegare e insegnare a rispettare, senza per questo venir meno alle tradizioni delle loro origini. Ci auguriamo che la sua storia possa essere un esempio positivo per tutti gli altri ragazzi che, in fuga dalla sofferenza, cercano la loro strada nella vita».
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