Lo spaccio di droga in provincia è in mano ai nigeriani, lo afferma la Direzione investigativa antimafia

Lo spaccio di droga in provincia è in mano ai nigeriani, lo afferma la Direzione investigativa antimafia
di Fabrizio Colarieti
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Venerdì 24 Settembre 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 16:21

RIETI - Le mafie, almeno quelle autoctone, ormai stabilmente infiltrate nel tessuto economico e imprenditoriale, hanno allungato i loro tentacoli su gran parte del Paese, ma, finora, non hanno ancora attecchito nel Reatino. A ribadirlo è la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al Parlamento, quella relativa al secondo semestre 2020 (da mercoledì di libera consultazione sul sito della stessa Dia). Una conclusione legata all’esito delle analisi sulla continua mutazione della geografia del crimine organizzato, ma, soprattutto, all’assenza di indagini specifiche della Direzione distrettuale antimafia di Roma legate alla presenza sul territorio di infiltrazioni da parte dei clan di Mafia, Camorra, ‘ndrangheta e Sacra corona unita. 

«La provincia di Rieti non evidenzia criticità», scrive la Dia nella relazione appena consegnata alle Camere, «sebbene recentemente sia stata interessata dall’operatività di uno strutturato sodalizio criminale di matrice nigeriana». Dunque, nel Reatino non operano organizzazioni criminali verticistiche autoctone, bensì gruppi organizzati di nigeriani dediti principalmente al traffico e allo spaccio di stupefacenti. 

I sodalizi romeni e albanesi. «Per quanto riguarda la provincia di Rieti - scrive la Dia in un ulteriore passaggio della relazione - le manifestazioni criminali di matrice comune continuano a essere ricondotte all’azione di piccoli sodalizi autoctoni e stranieri (soprattutto nigeriani per lo spaccio di stupefacenti) nonché romeni e albanesi per i reati contro il patrimonio.

Lo sfruttamento della prostituzione risulta appannaggio delle citate matrici straniere che costringono al meretricio su strada giovani connazionali».

La Dia cita l’operazione “Angelo Nero”, condotta dalla squadra Mobile di Rieti nel febbraio 2020 (nella foto piccola e a destra), che dimostrò l’operatività di un’organizzazione criminale composta da 22 nigeriani ed un camerunense, dedita al traffico di droga (eroina, cocaina e marijuana) e allo sfruttamento della prostituzione, che reinvestiva parte dei proventi illeciti in affari immobiliari in Nigeria. Un’indagine che svelò l’esistenza di una compagine criminale di matrice etnica “strutturata” - la cosiddetta “Black Axe” -, al pari delle nostre mafie per quanto riguarda i rituali di affiliazione e il grado di minaccia, ormai saldamente radicata nel territorio e con contatti con il Paese d’origine. 

Più recentemente, ad aprile di quest’anno, l’indagine “Hello Bross”, condotta dalla squadra Mobile dell’Aquila insieme allo Sco, aveva portato all’arresto di un cittadino nigeriano - già ai domiciliari a Rieti - ritenendolo affiliato alla mafia nigeriana al pari di altri suoi 24 connazionali fermati in diverse zone del Paese. 

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