Rieti, coronavirus, la croce rossa
reatina e le sfide quotidiane dei
volontari durante l'emergenza:
«Molto dura all'inizio». Foto

Nel quartier generale della croce rossa reatina a gestire l'emergenza (foto Riccardo Fabi)
di Giacomo Cavoli
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Martedì 5 Maggio 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 11:23

RIETI - «In fin dei conti, si è trattato di un’emergenza che ci ha necessariamente colti impreparati: all’inizio abbiamo arrancato, abbiamo commesso anche degli sbagli ma confrontandoci fra noi e persino discutendo siamo riusciti a raddrizzare la barca».
 

 

Dalle parole del presidente Mario Cristallini, la Fase 2 dell’emergenza sanitaria, al comitato della Croce Rossa di Rieti inizia con un bilancio di quanto fatto fino ad ora, tradotto in numeri e stati d’animo. E anche se le cifre da sole non bastano a restituire le proporzioni di un lavoro quotidiano che non ha risparmiato nulla a responsabili e giovani volontari, nel tempo sottratto alle loro famiglie e alla propria incolumità, sono sufficienti per disegnare il quadro di abnegazione, fatica e paura nella quale hanno operato in queste settimane tutte le sezioni reatine che fanno capo al comitato di Rieti.

A partire dal 7 marzo, nei dati della Croce Rossa di Rieti aggiornati a circa una settimana fa sui numeri messi in campo per fronteggiare l’emergenza, insieme alla disponibilità h24 della sala operativa e del supporto psicologico, ci sono infatti le oltre 300 telefonate raccolte, i 65 volontari impiegati nell’arco di 529 turnazioni, i 467 tamponi eseguiti in supporto alla Asl di Rieti, i 9 mezzi utilizzati e i 10.861 chilometri macinati, i nove trasporti di casi non-Covid-19, le 76 spese e i 116 farmaci a domicilio consegnati, con 14 consegne effettuate in sicurezza anche ai casi Covid. “Abbiamo percorso tanti chilometri, ma perché questo è il nostro compito”. Parola di Cristallini.

L’emergenza e il lavoro in sede

Da ormai più di sei anni, la sede della Croce Rossa di Rieti è all’ex Bosi, in via Salaria per L’Aquila, la fabbrica di legnami che agli inizi degli anni 2000 fu la terra di nessuno nella quale furono confinati gli studenti del liceo Classico “Varrone” e del Magistrale “Elena Principessa di Napoli” in attesa dei lavori di rifacimento a Palazzo degli Studi. Quanti operatori sono impiegati quotidianamente e quali sono i loro compiti in un tempo complesso come quello del Covid, lo racconta il vice-presidente del comitato reatino Francesco Palomba.

«Ogni giorno, quando si prende servizio in sede, viene misurata la temperatura corporea alle persone che saranno operative e a chiunque altro entri in sezione – spiega Palomba - Nella fase dell’emergenza, tre volte a settimana abbiamo persone preposte alla conduzione della parte amministrativo-burocratica: abbiamo dovuto necessariamente ridurre i turni per abbassare i rischi di essere in troppi, mentre normalmente fuori emergenza sono presenti tre persone in amministrazione, oltre ai responsabili del consiglio direttivo».

All’ex Bosi, il pericolo Covid ha seguito i tempi nazionali: «L’emergenza è cominciata dal 7 marzo, con le prime riunioni di direttivo condotte per organizzarci. Ci siamo attenuti da subito alle linee guida della Croce Rossa nazionale e non abbiamo cambiato nulla. Ma la fatica e la stanchezza si sono fatte sentire anche dal punto di vista emotivo, soprattutto per la paura di sbagliare qualcosa».

Il centralino del comitato è lo spazio vitale dal quale partire per seguire progressivamente tutte le attività del comitato: «Dalle 8 alle 20 è attiva la sala operativa fisica, mentre dalle 20 alle 8 della mattina successiva quella virtuale, dove le chiamate vengono automaticamente reindirizzate sul cellulare del responsabile dell’emergenza. Ogni giorno raccogliamo le telefonate delle popolazione, del Coc (il Centro Operativo Comunale) e di tutti i vari servizi necessari. Se in emergenza non ci sono altre attività da svolgere, manteniamo fisse al centralino due persone dalle 8 alle 20 più uno di noi responsabili. Altrimenti sono quattro persone in tutto, due per turno».

Il dolore della quarantena

Quando le richieste di aiuto finiscono però per saturare la capacità operativa dei volontari, tenere la testa china su un centralino non basta: «Le persone fisse al centralino erano due, ma si potevano alternare in caso di consegna di vestiario, farmaci e alimenti. Abbiamo infatti impiegato due persone per la consegna dei buoni spesa distribuiti dal Comune di Rieti, mentre con il trasporto degli infermi viene attivato un equipaggio minimo di due persone, ma normalmente sono tre, dotate di tutti i dispositivi di protezione necessari contro il Covid, anche se non facciamo trasporto di casi positivi o negativizzati. Il trasporto malati infatti lo svolgiamo tutto l’anno, ma soltanto per pazienti dimessi o persone che devono effettuare degli esami».

E’ soprattutto però attraverso il supporto psicologico telefonico e durante la consegna porta a porta dei beni di prima necessità e dei buoni spesa che gli operatori reatini della Croce Rossa hanno tastato il polso della disperazione nella quale la quarantena ha fatto improvvisamente precipitare molti: «Nell’ambito anche del Tempo della Gentilezza, il progetto nazionale che consente di consegnare alimenti e farmaci a persone non autosufficienti, in quarantena volontaria o che hanno più di 65 anni, è incluso anche il servizio di supporto psicologico telefonico curato da Annalisa Stocchi, che viene attivato qualora ce ne sia bisogno: la persona che ha bisogno di sostegno lascia il proprio recapito e viene ricontatta dalla psicologa – prosegue Palomba - Durante le consegne i beni di prima necessità vengono invece impiegate due persone che utilizzano precauzioni maggiori, evitando i contatti diretti e usando i dispositivi di protezione. Il comitato di Rieti si muove anche nelle frazioni e durante ogni servizio, da parte delle persone c’è stato un grande sentimento di riconoscimento, ma attraverso la consegna dei buoni spesa ci siamo resi conto che l’emergenza ha allargato la platea dei bisognosi. La consegna dei viveri alle fasce meno abbienti la portiamo infatti avanti tutto l’anno, ma a quelle persone che già assistevamo si sono ora aggiunti coloro che seguiamo con la consegna dei buoni spesa».

A prodigarsi, però, non è soltanto il comitato reatino: «Del comitato di Rieti fanno parte le sedi periferiche di Contigliano, Poggio Moiano, Valle del Velino e Amatrice, mentre da Osteria Nuova a Roma interviene il comitato della Bassa Sabina che ha sede a Passo Corese. A Rieti abbiamo a disposizione quattro macchine, tre ambulanze, un camper, un furgone e un pulmino: stiamo cercando di rinnovare qualcosa nel parco auto, ma se abbiamo bisogno e c’è disponibilità da parte degli altri comitati del territorio, i mezzi sono interscambiabili».

I TAMPONI

Lavorare tentando di schivare il Covid è un rischio che mette a dura prova la psiche di tutti, dei volontari e dei loro familiari. Nel computo dei servizi effettuati dalla Croce Rossa di Rieti, però, chi si è avvicinato di più al rischio di essere morso dal mostro sono state le infermiere professioniste o volontarie della Croce Rossa che hanno effettuato o fatto da supporto alla Asl di Rieti nell’eseguire i tamponi, per un totale di 467 campioni raccolti fino ad una settimana fa.

IL BILANCIO UMANO DELL’EMERGENZA

Il presidente Cristallini non si tira indietro nel riconoscere pregi e difetti dell’attività imbastita con sacrificio dal comitato di Rieti: “Abbiamo messo in piedi un servizio abbastanza efficiente e rapido per poter raggiungere tutte le persone che ne fanno richiesta. In certi momenti ci siamo dispiaciuti di non aver potuto accontentare tutte le richieste, che sono state ingenti: tutto ciò che abbiamo potuto fare è stato programmarle, coordinarle e metterle in pratica, ma nel complesso grandi difficoltà non ne abbiamo avute, perché siamo riusciti a gestirle suddividendole secondo una determinata tempistica”.

Cristallini è uno dei tanti che la minaccia del Covid l’ha vissuta sulla propria pelle, risultato positivo subito dopo lo scoppio dell’emergenza: “Non sono purtroppo riuscito ad essere presente nel momento in cui ce n’era più bisogno, ma anche da lontano continuavamo ad emanare disposizioni per far procedere il servizio. I ragazzi sono come miei fratelli o figli e mi accertavo quotidianamente della loro salute e delle singole situazioni. La nostra è stata un’unità di comitato che a volte avrebbe potuto rinunciare nelle situazioni più difficili, ma è stato lo spirito di slancio a mandarci avanti. E anche se a volte non potevamo inviare in giro molti ragazzi o accogliere tutti i servizi perché non avevamo abbastanza volontari, è stata la loro generosità che ha permesso di portare avanti il servizio, insieme all’abnegazione dei responsabili che hanno lavorato dalla mattina alla sera pur di coordinare le attività, organizzando anche la sanificazione dei mezzi e la distribuzione dei dispositivi di protezione per i volontari. La nostra unità di Amatrice, ad esempio, si è prodigata per andare a prendere medicine salvavita negli ospedali di Roma e consegnarle ad Amatrice”.

Al momento, però, di abbassare la guardia non se ne parla: “Torneremo alla normalità quando il problema Covid sarà finito. Ma ciò di cui ora abbiamo grande timore è che la gente possa pensare che la Fase 2 sia un tana libera tutti, causando così l’arrivo di una seconda ondata di contagi”.

LE DONAZIONI

A dare man forte agli sforzi del comitato, fortunatamente, è intervenuta anche la solidarietà: “Il Rotary Club di Rieti ci ha regalato 550 mascherine chirurgiche e 250 euro – spiega Palomba - Il collegio dei Geometri di Rieti ha donato mille euro grazie ai quali abbiamo comperato mascherine di tipo Ffp2 e abbiamo usufruito anche di 350 euro provenienti da una donazione online attivata da noi. La Fondazione Varrone, invece, ci ha rimborsato l’acquisto di due sanificatori ad ozono del costo di 1.400 euro totali e ora potremo contare anche sui 50 mila euro donati da Amazon, con i quali stiamo pianificando cosa acquistare”.

“D’altronde, in qualità di comitati non abbiamo autonomia finanziaria – conclude Cristallini - Se non svolgiamo servizi andiamo avanti con la nostra disponibilità e quella delle associazioni del territorio che ci consentono di pagare le spese e i materiali necessari.
La donazione di Amazon, ad esempio, ci consentirà di vivere con più serenità nei prossimi mesi”.

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