RIETI - L’amore è eterno finché dura, recita il titolo di un fortunato film di Carlo Verdone, ma dodici mesi di Covid hanno lasciato il segno nelle unioni matrimoniali e così, in molti casi, la coppia è scoppiata, facendo registrare un aumento delle cause legate a separazioni e divorzi. Il dato emerge confrontando il numero dei procedimenti tra il primo quadrimestre 2020 (inizio della pandemia) e lo stesso periodo del 2021: da gennaio ad aprile di quest’anno, le separazioni consensuali sono state 59, 20 in più rispetto alle 39 dello scorso anno, fino a sfiorare le 62 del primo quadrimestre 2019, mentre i divorzi congiunti sono passati dai 16 del 2020 ai 38 del 2021, sempre tenendo come riferimento i primi quattro mesi di ogni anno. Anche in questo caso, si registra un avvicinamento al dato del 2019, quando i divorzi congiunti furono 35.
La situazione. Diverso è il quadro per quanto riguarda le cause dove non c’è l’accordo tra i coniugi e si litiga su tutto, dal mantenimento della casa alla custodia dei figli, per finire alle questioni economiche.
La tempestica. Una tempistica nel definire i procedimenti, aiutata anche dalla trattazione telematica dei fascicoli, che non si registra in molti altri tribunali, apprezzata soprattutto da avvocati provenienti da fori diversi da quello reatino. E con l’aumento delle liti matrimoniali anche il lavoro degli studi legali è cresciuto: «Con l’inizio della pandemia, noi avvocati di diritto di famiglia abbiamo visto moltiplicate le domande per separazioni e divorzi, nonché per disciplinare l’affidamento e il mantenimento dei figli minori nel caso di coppie non coniugate – chiarisce l’avvocata Arianna Del Re, una lunga esperienza in materia maturata in tanti anni -. Siamo stati anche inondati di richieste di intervento per affrontare le criticità relative alle modalità di frequentazione dei figli col genitore non collocatario nei periodi di quarantena e lockdown. Ovviamente, non è stata la pandemia in sé a far esplodere le crisi, piuttosto la convivenza forzata ha messo in chiaro quelle criticità risalenti, ma rinviate per mille ragioni ad ogni occasione. La vita frenetica è un anestetico della crisi di coppia, con il lockdown l’effetto dell’anestetico non ha più funzionato e sono emersi prepotentemente i mali della coppia».
Violenza familiare. Ma a volte gli scontri sono degenerati: «Nei casi peggiori, purtroppo, abbiamo assistito anche ad un aumento preoccupante delle violenze endofamiliari – conferma la Del Re – e il tribunale ha provveduto ad adottare severi provvedimenti di allontanamento a tutela e protezione dei familiari. Laddove possibile è sempre opportuno individuare soluzioni non conflittuali, nell’interesse della coppia e soprattutto dei figli, ricorrendo ai diversi strumenti che il nostro sistema mette a disposizione, quali la mediazione familiare, la negoziazione assistita e il metodo collaborativo»