«Io e mamma siamo guarite dal covid solo grazie a un'equipe di Roma. A Rieti i medici di base ci hanno abbandonato»

«Io e mamma siamo guarite dal covid solo grazie a un'equipe di Roma. A Rieti i medici di base ci hanno abbandonato»
di Emanuele Laurenzi
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Domenica 27 Marzo 2022, 00:10

RIETI - «Se non si trova un medico che viene a casa per una visita o una lastra quando si è positivi, è normale che poi si muoia a causa del covid. Dai laboratori e dai medici di base reatini non viene data assistenza domiciliare. Noi siamo state salvate grazie all’intervento a pagamento di un’equipe arrivata da Roma». Ìnizia così lo sfogo amaro di una donna reatina, entrata e uscita dall’incubo covid meno di un mese fa. Un viaggio all’Inferno affrontato insieme alla madre ultraottantenne. «Non siamo vaccinate – spiega la donna – ma non siamo no vax: siamo semplicemente incompatibili ad alcuni farmaci. Quando siamo diventate positive, ci siamo sentite abbandonate soprattutto dai medici di famiglia». Oggi tutto è tornato a posto, ma la donna che opera nel campo socio assistenziale non può dimenticare quanto accaduto. «Sono riuscita a salvare mia madre perché mi sono potuta permettere di spendere quasi 600 euro». 

Nessuna assistenza. Tutto è iniziato a gennaio: dopo aver scampato le varie ondate covid, la donna risulta positiva e con lei anche la madre. «Avevamo la febbre alta – racconta – e lei è una donna anziana con problemi respiratori e di demenza senile.

Ho chiesto una visita, ci è stato risposto che essendo un caso covid non potevano venire da noi e le è stato prescritto il cortisone». La situazione non migliora e la donna segnala il problema alla Asl che si muove come meglio può, mandando una equipe a casa a fare l’esame dell’emogas. «I valori non erano affatto buoni – spiega la donna – né i miei, né quelli di mia madre. Ho richiamato il medico di famiglia, che ci ha consigliato il ricovero». A quel punto la donna si trova di fronte ad un bivio, con una scelta difficilissima da fare. «La squadra del 118 della mia zona – racconta – era pronta a portare mia madre in ospedale. Era venerdì sera e mi è stato fatto un quadro chiarissimo: l’ospedale era in sovraffollamento e c’era il concreto rischio che mia madre avrebbe dovuto passare la notte in ambulanza, per poi essere trasferita in qualche reparto da sola, senza l’assistenza dei familiari, nonostante i suoi problemi di demenza. A quel punto ho chiesto al medico di famiglia se fosse possibile visitare mia madre a casa». Una richiesta che cade nel vuoto. 

Dottori da fuori. Il medico di famiglia dice di non poter andare in casa di un malato covid e, poi, per tutto il fine settimana non è reperibile. «Ero disperata – dice la donna – quando per puro caso mi chiama una mia cugina, che mi dice che lei aveva avuto problemi simili e si era rivolta ad un’equipe di Roma». La reatina chiama senza esitare e tutto cambia. «Mi risponde gente di altissima professionalità - racconta – tra cui medici che lavorano allo Spallanzani. Al costo di quasi 600 euro sono venuti a casa hanno fatto tutti gli esami, portando anche il macchinario per le lastre polmonari. Dopo la visita mi hanno prescritto nuovi farmaci, lasciandomi anche le ricette».

La guarigione. Nel giro di pochi giorni tutto va meglio, il covid passa e le due donne guariscono. Un lieto fine che, però, lascia l’amaro in bocca. «Ci siamo sentite abbandonate – conclude la donna – perché al di là della Asl e del 118, i medici di famiglia e di guardia non hanno fatto nulla. Se si è malati covid, i laboratori di Rieti non danno disponibilità a venire a casa: o si va in ospedale, col rischio intasamento, o si resta a casa. Così si rischia di continuare a morire dando la colpa al covid quando, in realtà, i problemi sono ben altri».

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