Coronavirus, dalla Slovacchia
l'ex tecnico del Rieti, Chéu:
«Alleniamo solo 8 giocatori
alla volta, il 6 giugno si riparte»

Ricardo Chéu in Slovacchia
di Marco Ferroni
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Giovedì 7 Maggio 2020, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 10:00
RIETI - Chi abitualmente segue i social ed ha tra gli amici di Facebook l'ex tecnico del Rieti, Ricardo Chéu, non ha potuto non notare l'immagine postata dal portoghese che oggi allena lo Spartak Trnava  (serie A slovacca), in campo con una mascherina protettiva. Era il primo giorno d'allenamento, perché lì come in Italia, il governo e la federazione hanno consentito ai soli calciatori della serie A di riprendere l'attività agonistica.

Lo Spartak Trnava attualmente è quarto in classifica e quest'anno può competere per il titolo: si qualificano le prime sei, mentre le restanti sei si contendono la salvezza. E per Chéu, che di certo non ha dimenticato l'Italia e la sua esperienza reatina, poter riprendere per continuare a dare l'assalto alla vetta, può essere l'occasione della sua giovane - ma importante - esperienza.

Mister, com'è innanzitutto la situazione coronavirus in Slovacchia?
«Rispetto ad altri Paesi, quì non c'è una grossa emergenza: si sono registrati pochi casi, ma il governo chiaramente ha dato delle direttive per cercare di rispettare il distanziamento sociale ed evitare che i contagi possano crescere».

Lei l'ha vissuta direttamente dalla Slovacchia o è riuscito a tornare per un breve periodo in Portogallo dalla sua famiglia?
«No, sono rimasto quì e sono ormai due mesi e mezzo che non vedo mia moglie e mia figlia. E' dura stare lontani da casa sapendo anche di questa emergenza, ma fortunatamente dalle mie parti la situazione è sotto controllo e questo è l'unico modo che è per consolarmi».

Dalla foto postata sui social abbiamo intuito che anche lì avete ripreso gli allenamenti: come ha organizzato la seduta di lavoro giornaliera?
«Sì, ma solo la serie A. Per le prossime due settimane possiamo far allenare non più di 8 giocatori a seduta. Ed io ed il mio vice Nuno Barbosa (altro ex reatino, ndr) abbiamo diviso la rosa composta da 28 elementi (23 della prima squadra, più 5 under) per reparti di gioco: chiaramente in questa fase ci possiamo concentrare solo sul lavoro atletico e tecnico, mentre per quanto riguarda la tattica proviamo al massimo un movimento specifico per il reparto che si allena».

Ma la federazione slovacca vi ha detto quando riprenderà il campionato?
«Sì, il 6 giugno e per quel giorno vorremmo farci trovare pronti perché quest'anno le cose sembrano andare per il verso giusto. Siamo quarti e possiamo lottare per il titolo: le prime sei si qualificano per la fase finale ed abbiamo le credenziali per restare in quel gruppo».

Riavvolgiamo il nastro: le manca un po' l'Italia?
«Mi manca eccome, mi manca anche la città di Rieti dove sono stato benissimo nonostante un inizio diffidente da parte della gente. Ma ancora oggi ricevo messaggi ed attestati di stima, segno tangibile di un lavoro che alla lunga è stato apprezzato. Lo scorso anno una volta lasciato Rieti, ho seguito tutte le partite di Capuano ed ho esultato al raggiungimento della salvezza. Quest'anno riesco un po' meno, ma alla fine delle mie gare, vado sempre a vedere il risultato e durante la settimana rivedo gli highilights».

Tornerà un giorno ad allenare quì da noi?
«Me lo sono pòsto come obiettivo: per me il calcio italiano è il migliore al mondo, le emozioni che ti trasmette non sono paragonabili ad altri campionati e prima o poi tornerò. Magari anche a Rieti, perché no?!».
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