Coronavirus, da Bergamo a Rieti
il messaggio per battere il Covid 19
«Dipende tutto solo da noi»

Coronavirus, da Bergamo a Rieti il messaggio per battere il Covid 19 «Dipende tutto solo da noi»
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Martedì 24 Marzo 2020, 09:45

RIETI - «Non possiamo affidarci alla clemenza del coronavirus». Aldo De Michele è un generale dell'Esercito in pensione, da sempre attivo sul fronte del volontariato, per anni anche in Africa. Guerre non ne ha mai combattute. Per sua fortuna e per la fortuna del nostro Paese.

Dopo una vita vissuta a Rieti, da tre anni si è trasferito nel Bergamasco. In Val Seriana. E qui, mai avrebbe immaginato di doversi trovare a combattere un nemico invisibile. Subdolo, pericolossimo. Mai, neppure nel peggiore incubo, ha mai sognato di trovarsi in guerra. Quella guerra che quando indossava la divisa dell'Esercito non ha mai combattuto. Anzi, come missione professionale e ancor prima come convinzione personale ha sempre e solo lavorato per la Pace. Eppure, ora, si trova in guerra. Come tutto il mondo. Ma lui è sul fronte. Quello più caldo, dove i “soldati cittadini” cadono a decine ogni giorno.

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E in un raro momento di tregua, ha pensato bene di scrivere una lettera al suo amico sindaco, Antonio Cicchetti. E tramite lui alla città dove ha vissuto per decenni. Lo ha fatto per metterli in guardia. Per avvertirli della pericolosità, questa volta, del nemico da combattere. Ascoltiamo, leggiamolo, «perchè davvero non possiamo affidarci alla clemenza del coronavirus». Ma dobbiamo combatterlo. Restando chiusi nella trincea di casa. Fino a quando il Covid 19 non sarà annientato.

Il testo della lettera. Ciao Antonio,
come sai sono oramai tre anni che mi sono trasferito con mia moglie da Rieti nella Bergamasca, in Val Seriana, in uno dei Comuni più colpiti da questa immane tragedia del Coronavirus. Mi permetto di inviarti queste mie considerazioni affinchè nel tuo ruolo di sindaco, possa fare qualcosa per evitare a Rieti quello che oggi noi stiamo vivendo qui.

In Val Seriana oramai da giorni, in alcuni momenti accompagnati da un silenzio assordante, si sentono solo le sirene delle autoambulanze che trasportano persone contagiate in ospedale e le campane delle Chiese che suonano “a morto” tutto il giorno.

Nel paese dove vivo, Nembro, in una settimana ci sono stati più di 100 decessi. Prova ad immaginare 100 persone a settimana in meno a Rieti. Ho scritto volutamente persone perché per i mezzi d’informazione sono solo numeri. Ma quei numeri sono padri, madri, figli, fratelli, sorelle, amici e conoscenti che in quel momento di silenzio assordante si allontano per sempre da noi senza alcun conforto. Ti giuro che è surreale quello che viviamo qui e non è un film, è una triste realtà. Che cosa si può fare, secondo me, per evitare che ciò non accada dove ora ci sono poche criticità?

Bisogna mostrare un alto senso di responsabilità isolandoci fisicamente da tutto, costi quel che costi, in modo di non provare dolore noi ma anche di non portare lo stesso dolore ad altri. Per il momento è l’unica soluzione anche se è impossibile valutare quanto tempo sarà necessario. Mi conforta che Rieti attualmente non viva quello che si soffre qui e confido che i miei concittadini comprendano che sia l’unica cosa da fare. Dipende soprattutto da noi oltre che dagli eroi del momento, il personale sanitario in primis.

Mi manca l’abbraccio delle figlie e dei nipotini, mi manca l’adrenalina della partitella di basket settimanale con gli amici e le corse su strada della domenica, mi mancano i sorrisi dei ragazzi disabili del Centro diurno con i quali faccio settimanalmente attività motoria, mi manca il chiacchiericcio delle signore che praticano il Nordic walking nella mia associazione, mi manca il silenzio della montagna, il candore della neve, il sudore delle escursioni, mi manca l’Africa e la vita gioiosa nei villaggi sperduti, mi manca…..la normalità.

Sono però convinto che negarmi oggi queste emozioni servirà a viverle ancora più intense domani quando tutto sarà solo un brutto ricordo. Un abbraccio ed un saluto alla mia Città ed ai miei concittadini, con tanto affetto,
Aldo.

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