Coronavirus, in esclusiva la lettera degli operatori
dell'Alcim di Contigliano: «Nulla faceva
pensare alla diffusione del contagio»

Contigliano
di Emanuele Laurenzi
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Martedì 28 Aprile 2020, 23:01 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 14:31
RIETI - Coronavirus. «Nessuno degli operatori sanitari e nessuno dei medici contattati si è reso immediatamente conto che all’interno dell’Alcim (foto) si era propagato il contagio del coronavirus». È un passaggio chiave di una lunga lettera firmata da 17 dei 28 operatori della struttura di Contigliano. Il racconto arriva a un mese di distanza dai giorni drammatici del contagio, che hanno portato all’apertura della zona rossa. «Ci sono state dichiarazioni lesive della nostra dignità personale e professionale», si legge nella lettera firmata dai 17 dipendenti che lavorano a vario titolo nella struttura e che, in maniera diretta, fanno riferimento anche a un articolo riportato sulla stampa nazionale: un anonimo dipendente raccontava che gli era stato detto di tenere il silenzio sulle morti “sospette” che si stavano verificando nella struttura, ma anche di essere stato costretto a dormire in terra. «Non vorremmo che certi fatti siano stati travisati. A nessuno mai è stato ordinato di stare zitto - scrivono i dipendenti - e, a tal proposito, va ricordato che la constatazione della morte di una persona viene certificata da un ufficiale sanitario, comunicata ai rispettivi familiari e anche agli uffici di competenza e quindi è pubblica».

I giorni terribili
Una testimonianza collettiva che parte da lontano. «Verso la metà di marzo - raccontano gli operatori - alcuni pazienti hanno avuto la febbre. A tal proposito, però, è opportuno chiarire che gli stessi non sono stati mai abbandonati ma sono stati tutti sottoposti alle necessarie cure con terapie fornite dai propri medici di famiglia, contattati per i vari casi. Nessuno degli operatori sanitari, né dei medici contattati si è reso conto che all’interno della struttura si era propagato il contagio». Questa è l’unica verità a detta degli operatori. La stessa che è stata trasmessa dall’Alcim al sindaco di Contigliano il 25 marzo, descrivendo una situazione normale. «Dopo che l’Alcim è passata sotto il controllo della Asl e poi diventata centro Covid - proseguono i firmatari - restare nella casa è stata una legittima scelta degli stessi operatori, per mettersi a disposizione dei pazienti, considerati come familiari. Alcuni operatori, dopo l’esito dei tamponi, hanno scelto di curarsi a casa, dove si trovano tuttora in quarantena insieme ai loro familiari, condividendo la scelta degli altri che hanno deciso di rimanere nella struttura, perché avevano condizioni di difficile convivenza. È utile rendere chiaro che i locali per potersi isolare e dormire sono stati scelti dagli stessi operatori e nessuno è stato obbligato a dormire in terra». Un racconto chiaro su quanto è stato condiviso nei giorni più duri per la comunità, che si conclude con un ringraziamento al sindaco Paolo Lancia e con una frase che rivendica il senso di appartenenza alla struttura: «L’Alcim non è di una persona ma di tutta la popolazione di Contigliano, un patrimonio storico e sociale». A firmare il documento sono stati: Isabella Chiaretti, Stefania Chiaretti, Meri Nobili, Elisa Cattani, Serena Ferrara, Cinzia Coronetta, Maria Grazia Camuzzi, Marco Londei, Cinzia Pasquali, Gianluca Tiberi, Giampaolo Tiburzi, Simone Calo’, Clemente Palmisano, Som Nath, Armida Marchetti, Alessandra Salvi e Piera Manzari.
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