Rieti, addio al driver Carlo Mancini:
visse l'epopea negli anni '50,
vinse anche la Coppa Carotti

carlo mancini
di Giacomo Cavoli
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Giovedì 9 Gennaio 2020, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 10:46
RIETI - Se ne è andato l’ultimo giorno del 2019 in Sardegna, a novant’anni, senza riuscire a vedere la luce del nuovo anno e senza tornare a Roma, dove risiedeva quasi da sempre. Ma il suo carico di adrenalina e di successi in un automobilismo anni ’50 da gentleman, Carlo Mancini lo aveva accumulato soprattutto a Rieti che, fra i pionieri dell’automobilismo sportivo, contribuì a lanciare nel mondo delle competizioni che contano.

GLI ANNI D’ORO DELL’AUTOMOBILISMO REATINO

Prima ancora di far parte del jet set automobilistico della Roma dagli anni ’60 in poi, Carlo Mancini, classe 1929, la prima parte della sua vita l’aveva infatti vissuta a Rieti, dove si stabilì insieme alla sua famiglia e gli altri due fratelli nel 1937, figlio del notaio romano Lodovico Mancini, che aprì il suo studio in via Cintia al civico 112.

Il padre non vedeva di buon occhio quella passione per le quattro ruote che aveva contagiato soprattutto Guido e Carlo (il quale, crescendo, si era innamorato di Rieti e del Terminillo) ma i due ci sapevano fare: pulito, veloce e determinato Guido, più irruento e meno calcolatore Carlo, che fece il suo esordio ufficiale nel mondo delle corse a vent’anni, nel 1949, alla Mille Miglia.

E mentore dei due fratelli, nei loro anni reatini, fu – guarda caso - Quinto Allegri (che dal 1927, anno di fondazione, fino alla fine degli anni ’60 fu direttore dell’Aci Rieti) padre di Franco, scomparso nel 2017, vicepresidente della sezione provinciale Automobile Club, commissario e direttore di gara di numerose gare nazionali di corse automobilistiche oltre che direttore di gara di diverse edizioni della Coppa Carotti, della quale fu sempre tra i maggiori protagonisti.

Così, raccordati da Quinto Allegri, dal 1949 al 1955 furono sei anni di fuoco per i fratelli Mancini e, almeno fino alla prima metà del decennio dei Cinquanta, il mondo dell’automobilismo reatino finì dunque per ruotare intorno soprattutto al grande dinamismo e al talento dei due fratelli, che in città avevano persino costituito la scuderia Mancini insieme a Duilio Fusacchia, proprietario del “Sabino”.

Nel 1953, per Carlo fu la volta della seconda partecipazione alla Mille Miglia a bordo di una 1100 B e nel 1954 fu persino settimo assoluto, guidando da solo una Lancia Aurelia Gt 2500.

LA VITTORIA ALLA COPPA CAROTTI

Guido, vice presidente dell’Itavia e tra i fondatori della società, morì nell’incidente aereo del Volo Itavia 703, a bordo del  Douglas DC-3 che, decollato dall’aeroporto “Liberi” di Pescara alla volta di Roma Ciampino, la sera del 30 marzo 1963 si schiantò sulle pendici del monte Serra Alta, in provincia dell'Aquila, uccidendo i tre membri dell’equipaggio e i cinque passeggeri.

Già prima della scomparsa di Guido, però,  nel 1955 i due fratelli smisero di correre per dedicarsi alle loro attività imprenditoriali: Carlo tornò alle gare soltanto undici anni dopo, nel 1966, grazie al suo amore per la Rieti-Terminillo (che a partire da quell’anno divenne Coppa Carotti), correndo a bordo di una Flavia Zagato nella classe delle Turismo 2000 e piazzandosi come il migliore fra tutti i piloti reatini di quell’edizione.

La sua seconda, ultima e migliore partecipazione alla Carotti fu l’anno successivo, nel 1967, quando vinse la classe delle Gran Turismo oltre 3000 di cilindrata guidando una Iso Rivolta Gt.

Tornò anche nel 1969, come ospite della manifestazione, per consegnare il premio del Trofeo Guido Mancini (nella foto, la Coppa Carotti del 1969: da sx, Nunziatina Carotti, figlia di Bruno, Carlo Mancini che consegna la coppa del Trofeo a Franco Angelini, noto preparatore delle Alfa Romeo Gta e, accanto a Mancini, il presidente dell’Aci Rieti, Ciancarelli).

Nel frattempo, l’automobilismo era diventato parte stabile della vita di Carlo, dirigendo un autosalone e una concessionaria Volvo-Daf a Roma insieme al fratello minore Gugliemo. Il suo nome, però, è rimasto legato al periodo più pioneristico ed entusiasmante dell’automobilismo reatino, che Carlo – da parte sua - non aveva mai dimenticato.

«L’ultima volta che fu premiato dalla città fu nel febbraio 2003, in occasione della rievocazione dei cinquant’anni del motorismo reatino – ricorda Carlo Ciccaglioni, storico membro della commissione sportiva dell’Aci Rieti – Carlo Mancini è strato un grande stradista, al livello dei migliori campioni nazionali che, oltre a dedicare tutta la sua vita all’automobilismo, ha garantito al nome di Rieti la fama negli ambienti che contavano. Negli anni in cui insieme al fratello partecipò alla Mille Miglia, ad esempio, Rieti era molto quotata».  
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