Uccisero un capriolo e furono arrestati dai carabinieri ma per il giudice meritavano solo una multa

Uccisero un capriolo e furono arrestati dai carabinieri ma per il giudice meritavano solo una multa
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 00:10

RIETI - Uccisero nel bosco un capriolo, sparandogli con una carabina Winchester, ma per quell’episodio sono imputabili solo di una violazione contravvenzionale e non del più grave reato di furto venatorio e uccisione di animali, l’imputazione che la procura aveva inizialmente contestato a due cacciatori dopo aver recuperato la carcassa dell’animale nella loro auto. 
E, in conseguenza della riqualificazione del reato, neppure il loro arresto effettuato all’epoca dai carabinieri nell’immediatezza dell’episodio, seguito lo stesso giorno da alcune ore trascorse in detenzione domiciliare, è stato convalidato dal giudice delle indagini preliminari, Riccardo Porro, in quanto si tratta di una violazione della legge che disciplina la protezione della fauna selvatica. 

In buona sostanza, S.E., 39 anni di Labro e G.M., 27 anni di Colli sul Velino, sono colpevoli di essere andati a caccia in un periodo vietato per l’attività venatoria, e non possono essere considerati bracconieri in quanto entrambi erano in possesso della regolare licenza (solo il cacciatore che aveva sparato stava aspettando il rinnovo), titoli successivamente sospesi con un provvedimento emesso dal questore.

I fatti. All’individuazione di G.M. e S.E., i carabinieri di Contigliano e quelli di Rieti erano giunti dopo aver ricevuto la segnalazione di un colpo di fucile esploso nella boscaglia attorno a Labro, e di un’auto notata da una donna che si trovava nella zona. 
Una volta fermati, i due indagati non avevano tardato ad ammettere di aver ucciso il capriolo rinvenuto all’interno della macchina, sparandogli con una carabina, che però non era stata ritrovata subito durante le perquisizioni domiciliari, ma solo in seguito consegnata ai militari.

L’arresto, con la contestazione di furto, era stato disposto dalla procura ricorrendo le condizioni della flagranza di reato, ma in sede di udienza di convalida sono prevalse le tesi sostenute dagli avvocati Stefania Formichetti e Laura Nobili, difensori di E.S., e Federico Fiocco e Marta Ciferri, legali di M.G., che il giudice delle indagini preliminari ha accolto dopo aver sciolto la riserva. 

La motivazione. Nella motivazione, che condivide la giurisprudenza in materia richiamata dal collegio difensivo, il dottor Porro si sofferma sull’illegittimità dell’arresto che non può trovare applicazione in casi del genere nei confronti di chi è in possesso di una regolare licenza da caccia, seppure in corso di rinnovo come nel caso di uno dei due indagati. Riqualificato il reato e derubricata l’accusa, la vicenda attende ora di essere definita. 

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