Bollette alle stelle, tante attività a Rieti rischiano la chiusura

Bollette alle stelle, tante attività a Rieti rischiano la chiusura
di Giacomo Cavoli
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Domenica 21 Agosto 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 03:43

RIETI - A ben vedere, è persino peggio della pandemia, perché stavolta colpisce chiunque abbia necessità di utilizzare energia, gas e acqua per poter lavorare e vivere, cioè tutti. 
Le bollette schizzate alle stelle, soprattutto quelle legate ai consumi di luglio, fanno levare il grido di disperazione di famiglie e imprese reatine in maniera ancora più lancinante di quelli lanciati durante i lockdown e in tanti giurano che, in assenza di misure di mitigazione, il rischio di un’ecatombe di licenziamenti o addirittura di chiusure è dietro l’angolo, forse già prima di Natale. 

Le storie. Di storie ce ne sono a bizzeffe, praticamente una per ogni azienda. A pagare i prezzi più alti – in tutti i sensi – sono però quelle che consumano energia elettrica (e gas) per trasformare le materie in prodotti, come bar, ristoranti e pastifici: «Possiedo una sfogliatrice, un’impastatrice, un forno, una cella frigorifera, cinque frigoriferi, la vetrina dei gelati, consumo l’energia necessaria all’illuminazione e l’ultima bolletta di luglio, con scadenza ad agosto, è di 4.530 euro - racconta Andrea Pitoni, titolare del bar-pasticceria Daniel, a Rieti – Rispetto al luglio 2021 ho subìto un aumento del 300 per cento: questa riesco ancora a pagarla, ma le prossime? Se continua così sarò costretto a ridurre il personale, non ho altre alternative». E anche chi non usa l’energia per trasformare prodotti, ne ha comunque bisogno per rendere più accogliente il proprio negozio, specialmente se vende abbigliamento intimo: «Due anni fa abbiamo sostituito il gas con la corrente elettrica per alimentare i climatizzatori, con la prospettiva di risparmiare sulle bollette, e invece oggi gli aumenti riguardano proprio l’elettricità – spiegano Katia e Alessandra De Sisto, di “Oceano blu”, in via Cintia – Il nostro è un genere di attività che non può permettersi di non regolare la temperatura interna, perché un cliente che deve provare l’intimo o il costume da bagno ha bisogno di un clima accogliente.

Lavorare per pagare bollette del genere non conviene ed è anche umiliante, perché alla fine va ad incidere sugli utili dell’attività». 

Le misure. A largo Cairoli, Ascom Confcommercio Lazio Nord si tiene in stretto contatto con i vertici nazionali per sollecitare misure di mitigazione: «La situazione è drammatica e fa davvero paura – commenta il presidente di Ascom, Nando Tosti – Per circa il 40 per cento delle imprese, il problema è che non hanno avuto aumenti di prezzo perché, ad esempio, aziende di abbigliamento e calzature comprano un anno prima: perciò, quando è scoppiata la bolla dell’inflazione, avevano merce già contrattualizzata con i vecchi prezzi. Quindi ora la situazione peggiorerà a febbraio-marzo 2023, quando la filiera avrà messo in conto l’aumento dei prezzi. In attività dove viene usata in maniera pesante l’energia per la trasformazioni delle materie, invece, gli aumenti rischiano di ripercuotersi subito sulla clientela, se l’imprenditore dovesse decidere di alzare il prezzo dei prodotti: ho parlato con molti di loro e tanti non nascondono di essere a rischio chiusura. Sono necessari interventi a livello governativo che mitighino l’Iva sulle bollette dell’energia, che diano agevolazioni per i costi del personale e credito d’imposta sugli affitti. Senza contare poi che a fine dicembre scadranno anche gli aiuti sul pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico».

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