Il caro bollette mette in ginocchio le attività reatine: due forni della Sabina costretti a ridurre il personale. «Siamo passati da mille euro di spese al mese a quattromila»

Il caro bollette mette in ginocchio le attività reatine: due forni della Sabina costretti a ridurre il personale. «Siamo passati da mille euro di spese al mese a quattromila»
di Giacomo Cavoli
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Martedì 23 Agosto 2022, 00:10

RIETI - «L’impressione che abbiamo, a questo punto, è che qualcuno abbia interesse a farci chiudere, perché altrimenti salvare l’artigianato italiano, con le attuali condizioni, è impossibile». Il viaggio de Il Messaggero fra le piccole e medie attività della provincia colpite dalla crisi dei rincari di materie prime ed energia approda a Castelnuovo di Farfa e Poggio Mirteto, dove i due forni gestiti ormai da quindici anni da Andrea Diafani e dalla moglie Ilari Ferri – e ricoperti da una pioggia di premi per le prelibatezze prodotte – sono il sinonimo della qualità tutta italiana che rischia di essere sminuita e falciata dall’ennesima crisi degli ultimi quattordici anni. 

Le difficoltà. Aziende giovani, quelle gestite da Diafani, ma che possono contare sui 35 anni di esperienza del loro titolare e già costrette, a causa del Covid, a ridurre il personale: «Prima della pandemia eravamo in dieci, compresi io e mia moglie – racconta Andrea – Ora, in tutto, siamo sei.

E proprio perché la mia è un’azienda soprattutto energivora, quindici anni fa operammo la scelta di utilizzare interamente la corrente elettrica, per ridurre l’inquinamento e immettere nell’atmosfera solo vapori acquei e derivanti dalla cottura dei prodotti. Oggi, invece, ci ritroviamo che una delle nostre più grandi risorse è diventata il nostro peggior nemico».

La crisi delle materie prime e dell’energia si innesta pesantemente con le difficoltà causate dal Covid: «Già la pandemia ha cambiato le abitudini delle persone e ora, a partire dallo scorso dicembre, abbiamo iniziato a subire anche aumenti che si sono ripercossi a cascata sulle aziende che producono materie prime: per cercare di resistere siamo stati costretti ad aumentare i prezzi dei nostri prodotti, ma questo non ci ha aiutato a sopperire agli aumenti». 
Il tasto più dolente sono le bollette: «Il trend del forno di Castelnuovo era di 900-1.000 euro al mese – spiega Andrea - Da gennaio a giugno, invece, il tetto massimo mensile è arrivato a 2.600-2.700 euro e l’ultima bolletta di pochi giorni fa è di quasi 4mila euro: e questo accade solo per un forno. A Poggio Mirteto pagavo 400-500 euro mensili, mentre a luglio sono arrivato a quasi 1.800: considerando i dati del Pun, il prezzo unico nazionale, a settembre tra Castel Nuovo e Poggio Mirteto rischio di avere bollette pari a circa 10-12 mila euro. Di questo passo, se non accadrà nulla, da settembre a dicembre avrò maturato un consumo di 40-50 mila euro, che è quello che normalmente spendo in cinque anni di attività. E a poco serviranno gli aiuti promessi per le aziende energivore, perché non aiuteranno a coprire le spese più pesanti. Senza considerare che i fornitori di energia stanno dismettendo i contratti stipulati, perché per loro non sono più sostenibili».

Le prospettive. Lo sguardo volge inevitabilmente, al futuro immediato: «Prima facevamo business plan ad un anno e mezzo, ora addirittura settimanali – conclude Andrea - Nel corso degli anni abbiamo portato avanti tanti progetti che adesso non sentiamo più nostri, perché i costi non sono più sostenibili. Se continuerà di questo passo saremo costretti a fermarci, perché nessuno ci darà un premio se ci indebiteremo rateizzando le bollette, chiedendo un fido in banca o attingendo alle ultime risorse rimaste per poter mandare avanti l’attività».

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