Battesimi e cresime, stop al padrino e alla madrina dalla Diocesi di Sabina - Poggio Mirteto

Un battesimo
di Raffaella Di Claudio
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 00:10

RIETI - Sarà stata pure «una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale», come scrive il vescovo della Diocesi Sabina - Poggio Mirteto, Ernesto Mandara, nel suo decreto “ad experimentum” pubblicato il 1° gennaio 2022. Sarà pure un fatto prettamente culturale, ma i padrini hanno da sempre rappresentato una certezza per le famiglie i cui figli devono essere battezzati o cresimati. Per questo, il provvedimento con cui il vescovo Mandara ne cancella, dal primo giugno 2022 (e non si sa fino a quando), la presenza nelle celebrazioni di battesimi e cresime ha generato clamore e indignazione tra i fedeli. Ma questa reazione per don Paolo Gilardi, vicario generale della Diocesi Sabina - Poggio Mirteto «scaturisce da una confusione di fondo, che scambia il padrino con il compare, persona stimata con la quale si vuole stabilire un legame più familiare che spirituale. Il padrino deve interessarsi alla crescita nella fede del bambino o del ragazzo, cosa che ormai non succede più. Insomma, può anche essere colui che accompagna il giovane al concerto o alla partita, ma soprattutto lo deve portare a messa e sostenerlo nella fede». A chi pensa che il decreto (emanato in altre diocesi della regione, ma non a Rieti) possa essere una specie di punizione, don Paolo assicura che non è così. «Al contrario - aggiunge - vuole dare una spinta motivazionale affinché si comprenda quale sia il vero ruolo del padrino. I sacramenti avranno la stessa validità. Stiamo toccando solo il contorno: il codice di diritto canonico non prevede l’obbligatorietà della figura. Quando era nata aveva caratteristiche specifiche, ora perse e, da qui, la decisione di sospenderla temporaneamente. Per riuscire a conferirle il suo compito originario: che è bellissimo. Ma bisogna purificarlo dalla visione del compare che ti fa regali e ti porta a spasso. Non può fare il padrino chi di fede sa meno del ragazzo da supportare spiritualmente. Ripeto: non è una punizione, ma un percorso per arrivare a una nuova consapevolezza del ruolo che il padrino deve svolgere». 

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