Autocisterna esplosa lungo la Salaria, chiuse le indagini per tre persone. Più vicino il rinvio a giudizio per omicidio colposo dopo l'archiviazione dello scorso anno

Autocisterna esplosa lungo la Salaria, chiuse le indagini per tre persone. Più vicino il rinvio a giudizio per omicidio colposo dopo l'archiviazione dello scorso anno
di Massimo Cavoli
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Giovedì 17 Marzo 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 13:13

RIETI - A distanza di poco più di un anno dalla richiesta di archiviazione dell’inchiesta aperta sull’esplosione della cisterna di gpl, avvenuta nel dicembre del 2018 all’interno del distributore della “Ip” sulla via Salaria per Roma, e costata la vita al vigile del fuoco Stefano Colasanti (intervenuto in aiuto dei colleghi pur essendo fuori servizio) e all’automobilista Andrea Maggi (investito dalla fiammata mentre percorreva la parallela vecchia Salaria), nonché il ferimento di ventitré persone, la procura ha modificato quella prima decisione al termine del supplemento istruttorio ordinato dal gip, dopo l’opposizione presentata (e accolta) dalle parti offese, e ha notificato tre avvisi di conclusione indagini all’autista del camion e alla coppia che gestisce la stazione di carburante, nei quali vengono ipotizzati i reati di concorso in omicidio colposo e lesioni personali colpose in relazione all’incendio. 

L’atto, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, da parte del sostituto procuratore Lorenzo Francia, concede agli indagati venti giorni di tempo per chiedere di essere sottoposti a interrogatorio oppure sollecitare nuovi accertamenti, ma la decisione spetterà agli avvocati difensori (Luca Conti e Angelo Picchioni in difesa di Anna Maria Niro, il solo Conti per il marito Paolo Pettirossi, mentre l’autista Gianni Casentini, di Velletri, è assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Giancarlo Vitelli di Latina), in vista dell’eventuale discussione davanti al giudice delle indagini preliminari che dovrà decidere se ci sono gli elementi sufficienti per rinviare a giudizio il terzetto.

I passaggi. Agli atti c’è la ricostruzione della tragedia effettuata dal consulente della procura, che attribuisce agli indagati, secondo i rispettivi ruoli, una serie di comportamenti omissivi relativi alle procedure di sicurezza da rispettare all’interno degli impianti, in occasione delle operazioni di rifornimento del carburante. 

Violazioni consistite per Casentini nel mancato collegamento del tubo di ritorno della fase vapore che serve a evitare, durante il rifornimento del serbatoio, pericolose sovrapressioni e, quindi, la fuoriuscita del gpl, di non aver seguito costantemente le operazioni preferendo risalire a bordo della cabina, di non aver verificato che il gestore avesse sistemato gli estintori vicino al pozzetto di scarico, pronti a esser utilizzati in caso di emergenza, e di non aver richiesto la presenza di uno degli operatori presenti nella stazione.

Omissioni che hanno finito per coinvolgere anche i gestori dell’impianto, in quanto avrebbero dovuto assistere alla fase di travaso dalla cisterna al serbatoio, assicurandosi che il protocollo di sicurezza venisse rispettato. 

L'inchiesta bis. All’esito dell’inchiesta-bis si è giunti dopo che la prima richiesta di archiviazione aveva suscitato la rabbiosa reazione dei parenti delle due incolpevoli vittime (ma anche dei vertici nazionali dei vigili del fuoco, che chiesero e ottennero un incontro con i magistrati per capire meglio le ragioni), colpiti nell’apprendere che il perito non aveva depositato entro i termini i risultati della consulenza, rendendo così inevitabile la decisione del pubblico ministero Francia. 

L’opposizione presentata dagli avvocati delle famiglie Colasanti e Maggi aveva spinto il giudice delle indagini preliminari, Alessio Marinelli, appositamente designato dal presidente del tribunale, Pierfrancesco de Angelis, a concedere alla procura una proroga di tre mesi di indagini, sufficienti per arrivare al deposito della perizia.

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