Anziano sfrattato dall'abitazione per un debito di tre euro

Anziano sfrattato dall'abitazione per un debito di tre euro
di Massimo Cavoli
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Domenica 7 Febbraio 2021, 00:10

RIETI - Si può essere sfrattati per non aver onorato un debito di 3 euro e 49 centesimi? Sì, è possibile, ed è quanto accaduto a Magliano Sabina, dove un anziano che vive da solo in una casa presa in affitto in una frazione del comune, è stato dichiarato moroso dal tribunale, con la procedura di sfratto avviata nei suoi confronti dalla proprietaria che è diventata esecutiva. Il 31 maggio è la data stabilita dalla sentenza per l’esecuzione del provvedimento, entro la quale l’inquilino dovrà lasciare libera l’abitazione, e neppure ha avuto successo il tentativo operato in extremis durante l’udienza dei giorni scorsi dal suo avvocato Paola Acquapendente, disponibile a sborsare subito di tasca propria la somma mancante, con l’aggiunta degli interessi legali(!): nessuna proroga. 

Al Giudice onorario del Tribunale Francesca Tosi non è rimasto altro che prendere atto della situazione e la sua decisione è risultata in linea con la legge che prevede il pagamento integrale entro il termine indicato dal tribunale.

E’ l’epilogo di una vicenda che in alcuni passaggi può apparire paradossale, il cui protagonista è un uomo che da tempo è disoccupato e per questo percepisce il reddito di cittadinanza. Non certo nell’importo massimo previsto dalla legge, ma dalla cifra venivano detratti i 280 euro per l’affitto. Tra scadenze onorate nei termini e qualche pagamento effettuato invece in ritardo, il rapporto di locazione era proseguito, fino alla decisione della proprietaria di affidarsi all’avvocato maglianese Marco Bonamici per sfrattare l’inquilino dopo che alcune mensilità erano rimaste insolute.

In tribunale, l’uomo e il suo legale si erano presentati lo scorso anno esibendo le ricevute dei pagamenti arretrati effettuati dopo la citazione, ma si erano anche difesi spiegando che l’impossibilità di rispettare le scadenze derivava dai ritardi con cui veniva accreditato il reddito di cittadinanza. E, per questo, avevano chiesto al giudice la concessione del termine di grazia per sanare le morosità. Fatti i conti, era risultato che l’affittuario avrebbe dovuto pagare 1.698,06 euro, somma comprendente i canoni già scaduti, quelli futuri e le spese legali, il tutto entro novanta giorni. 

Tornati nei giorni scorsi davanti alla dottoressa Tosi, l’epilogo è stato di quelli che non ti aspetti: invece della cifra stabilita al termine dell’udienza precedente, l’inquilino aveva versato “solo” 1.694,57 euro, risultando cosi debitore di 3,49 euro. Una differenza minima rispetto al totale richiesto, che l’avvocata si è detta pronta a onorare facendo presente che il suo cliente, proprio per evitare altri ritardi, aveva anche pagato in anticipo l’affitto di gennaio.

Ma il termine di grazia, nelle forme previste dalla legge sull’equo canone, è perentorio e stabilisce che il versamento deve essere integrale, non concedendo deroghe. La giudice, di fronte all’intransigenza mostrata dalla difesa della proprietaria nel rifiutare la disponibilità ad accettare il saldo in corsa, è stata costretta a dichiarare la morosità dell’inquilino, obbligato ora a lasciare la casa per una manciata di euro. 

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