Crollo della palazzina ex Ina casa ad Amatrice, l'ordinanza di sgombero dopo il sisma de L'Aquila non fu mai revocata

Crollo della palazzina ex Ina casa ad Amatrice, l'ordinanza di sgombero dopo il sisma de L'Aquila non fu mai revocata
di Emanuele Faraone
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Martedì 13 Aprile 2021, 00:10

RIETI - «Avevo la testa incastrata sul cuscino e una pioggia di terra, detriti, polvere e sassi che mi cadeva addosso. Era tutto buio e pensavo che sarei morta lì». Ad Assuntina Cicconi, estratta viva dal cognato dalle macerie della palazzina ex-Ina Casa di piazza Augusto Sagnotti I ad Amatrice, il sisma del 2016 ha portato via tutto: figlio, marito, sorella e nipoti. E quando scoppia in lacrime senza più riuscire a parlare, serve tutto il tatto e la delicatezza del presidente Carlo Sabatini per poter alleviare quella dolorosa deposizione fatta di ricordi atroci e di ferite ancora aperte.

Ma ieri – nell’aula consiliare della Provincia per il processo sul crollo della palazzina che causò la morte di sette inquilini – oggetto di approfondimento ed esame è anche l’ordinanza numero 40 del 16 aprile 2009 licenziata dall’allora sindaco Carlo Fedeli per consentire l’effettuazione dei lavori di risanamento dell’angolo nord-ovest dello stabile lesionato a seguito del sisma di L’Aquila. Ordinanza che ha portato sul banco degli imputati anche l’ex sindaco Sergio Pirozzi, in quanto non avrebbe mai revocato l’ordinanza di sgombero del suo predecessore, Carlo Fedeli.

«La normativa non prevede e non contempla la disposizione di un atto di revoca dell’ordinanza – ha commentato il legale difensore di Pirozzi, l’avvocato Mario Cicchetti – e comunque quell’edificio sarebbe purtroppo crollato».

Non ci fu dunque nessun provvedimento di revoca ma forse – circostanza né certa né accertata – una sorta di autocertificazione da parte dei sei nuclei familiari per poter riprendere possesso dei rispettivi alloggi: «E’ possibile – incalza l’avvocato del Comune di Amatrice (responsabile civile ndr) - che gli inquilini fossero rientrati in casa a seguito della sottoscrizione di un’autocertificazione?». «Sì è possibile», è la risposta dell’ex segretaria comunale di Amatrice negli anni tra il 2004 e il 2012, Raffaella Silvestrini. 

Ripercorse le tappe. In aula, con l’esame dei testi da parte del pm Lorenzo Francia, vengono ripercorse tutte le tappe dal danneggiamento dell’edificio dopo il terremoto del 2009 (crepe nell’intonaco e venature di poco conto in alcuni vani abitativi mentre porte e finestre che non si aprivano più in altri), il possibile abbassamento dell’edificio all’ordinanza di sgombero per poter eseguire i lavori, il temporaneo alloggio presso parenti o strutture ricettive locali, le riunioni condominiali per decidere sulla spesa delle opere di risanamento fino al ritorno in casa – dopo circa tre mesi - secondo una presunta modalità del “passaparola”, senza atti o provvedimenti ufficiali, soltanto la comunicazione verbale del condomino che in quell’anno era l’amministratore. L’intervento fu circoscritto e relativo allo «spanciamento angolare e corrispondenti fessurazioni» dell’edificio e non si trattò – come ribadito dall’avvocato Emanuele Vespaziani, difensore di fiducia dell’ingegner Ivo Carloni, progettista e direttore dei lavori – né di un intervento di adeguamento né miglioramento sismico che avrebbe avuto costi molto più elevati. In aula anche Adriana Franconi, pure a lei il pm Francia chiede se fosse a conoscenza o meno dell’esistenza della revoca: «Non credo ci fosse, e non chiesi. Avevo visto che tutti erano rientrati e feci lo stesso».

Parentesi anche sulle modalità dei fondi per il pagamento delle strutture ricettive durante il periodo di ospitalità degli inquilini sgomberati ricostruiti dall’ex segretaria comunale: «Le fatture erano liquidate dal Comune e poi girate all’amministrazione provinciale come Ente attuatore, ma i fondi cui si attingeva erano della Protezione civile». Anche per lei la domanda del giorno: «Fu sottoscritta la revoca dell’ordinanza di sgombero?». «No». Poi: «E comunicazioni formali?». «Non ricordo». Con a Pirozzi e Carloni altri tre imputati (omicidio e disastro colposi plurimi e lesioni colpose i reati contestati): i tecnici del Genio civile, Valerio Lucarelli, Giovanni Conti e Maurizio Scacchi.

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