Il maestro di musica che alle note del pentagramma ha preferito la terra da coltivare, la storia dell'agricoltore Angelo

Il maestro di musica che alle note del pentagramma ha preferito la terra da coltivare, la storia dell'agricoltore Angelo
di Massimo Cavoli
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Lunedì 16 Novembre 2020, 00:10

RIETI - Una scelta lungamente meditata, arrivata dopo anni di studio e un diploma da maestro conseguito con il massimo dei voti al Conservatorio musicale de L’Aquila, che l’ha portato a rinunciare a una vita artistica, già foriera di soddisfazioni, per un’altra da imprenditore agricolo. Ma Angelo Principessa, 34 anni, padre medico di famiglia e madre con solide radici familiari sarde, un fratello consulente informatico, non ha avuto dubbi, e da due anni ha aperto un’azienda agricola che porta il suo nome e dà lavoro a nove giovani («Alcuni sono assunti, altri hanno contratti stagionali», spiega), tutti di Poggio Moiano e dintorni, impegnati in questo periodo nella raccolta delle olive in diversi paesi della Sabina. 

«E’ stata una decisione in cui ha prevalso la passione e la voglia di restare legato al territorio, alle radici della mia famiglia che, devo dire, non mi ha ostacolato in questo percorso in cui mi ha sostenuto anche la mia compagna Laura, appassionata di animali e natura – spiega il “maestro” Angelo, durante una pausa di lavoro – Ho iniziato subito dopo gli studi al conservatorio, occupandomi dei terreni dei miei nonni e di altri conoscenti, prima di avviare l’azienda dove produco anche vino biologico. Oggi dico che è stata la scelta giusta, ma aggiungo anche che serve risvegliare nei giovani l’interesse e la voglia di avvicinarsi al mondo dell’agricoltura per realizzare progetti concreti. E’ chiaro che niente si crea dal nulla, occorrono aiuti concreti per sostenere chi vuole avviarsi su questa strada ed è fondamentale l’intervento di enti e associazioni, ma ciò non prescinde dal sacrificio personale». 

E aggiunge: «I giovani, da quello che vedo, hanno voglia di fare, ma resistono ancora forme di caporalato e le difficoltà a superare vecchi retaggi mentali legati alla proprietà terriera, che non li agevolano.

Così, le maggiori resistenze vengono proprio dalle piccole realtà locali e questo non aiuta chi vuole fare squadra». Come dire, a parole i giovani vengono incoraggiati, ma nei fatti c’è ancora molta strada da percorrere. Quest’anno la stagione olivicola ha fatto registrare una riscossa, dopo periodi difficili, soprattutto nella produzione.

«La qualità dell’olio è eccellente e c’è una forte domanda di acquisto, segno che la gente ha voglia di riscoprire le tradizioni locali e i rprodotti della noistra terra», sottolinea Principessa mentre, con i suoi collaboratori, carica sui mezzi i sacchi delle olive, raccolte in un uliveto a ridosso del parco dei Monti Lucretili, da trasportare al frantoio di Villa Falconi, a Ginestra, uno tra i più attivi dell’alta Sabina. La sveglia è suonata all’alba, anche se è domenica. 

Rimpianti tra una vita che avrebbe potuto snodarsi tra musica e sale concertistiche, invece che nei campi a lavorare e sudare? «No, assolutamente. Stare in pace con se stessi è l’arma vincente per vivere bene», chiosa Angelo, mancato maestro di musica, diventato imprenditore per scelta di vita. 

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