Rieti, addio al maresciallo Remo De Angelis: fu protagonista della sparatoria con i terroristi a Pian di Rascino

De Angelis
di Massimo Cavoli
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Venerdì 18 Settembre 2020, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 16:31
RIETI - Addio a Remo De Angelis, uno dei forestali protagonisti, insieme ai carabinieri, della sparatoria con un gruppo di estremisti di destra avvenuta a Pian di Rascino il 30 maggio 1974 (due giorni dopo la strage di Piazza della Loggia, a Brescia), nel corso della quale rimase ucciso il terrorista Giancarlo Esposti. De Angelis aveva 85 anni ed è scomparso a Contigliano, paese dove ha sempre vissuto e dove oggi, alle 17, saranno celebrati i funerali. Comandante della stazione di Fiamignano, fu il primo a ricevere la segnalazione da alcuni pastori della presenza nella zona di alcuni soggetti, scambiati inizialmente per pescatori di frodo in quanto erano state udite delle deflagrazioni provenienti in prossima del lago. Nacque così l'operazione di Rascino che portò all'alba De Angelis e un suo collega, insieme a una pattuglia di carabinieri, a circondare la tenda che ospitava i tre terroristi.

La sparatoria
Nacque un conflitto a fuoco, durante il quale due militari dell'Arma, Alessandro Iagnemma (in modo grave) e Antonio Mancini rimasero feriti, e anche il brigadiere forestale rimase colpito di striscio da uno dei proiettili esplosi da Giancarlo Esposti, poi ucciso nel corso della sparatoria. Quell'operazione valse a Remo De Angelis la promozione al grado superiore di maresciallo, insieme alla guardia scelta Ettore De Villa che era con lui quella mattina, ma anche una serie di minacce ricevute per anni da parte di militanti di destra, compreso un attentato destinato a farlo saltare in aria a Contigliano e fallito grazie alle intercettazioni telefoniche che erano state disposte dalla procura nell'ambito dell'inchiesta sulla sparatoria. Orgoglioso del fatto che una delle figlie, Paola, avesse scelto la carriera militare nei carabinieri (è un maggiore che presta servizio in Sardegna), mentre l'altra, Catia, presta servizio alla Corte dei Conti, ricordava la vicenda di Rascino come quella che più l'aveva segnato nella vita.
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