Crollo della vela campanaria ad Accumoli, battaglia tra consulenti di parte

Crollo della vela campanaria ad Accumoli, battaglia tra consulenti di parte
di Emanuele Faraone
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Sabato 10 Ottobre 2020, 00:10

RIETI - Controesame per i consulenti tecnici dell’ex sindaco Stefano Petrucci (legale di fiducia Mario Cicchetti) nel processo per il crollo della vela campanaria della chiesa Santi Pietro e Lorenzo di Accumoli che causò la morte dell’intera famiglia Tuccio. Un lungo controesame quello condotto dal pubblico ministero Lorenzo Francia cui hanno ribattuto, rispetto ai vari punti in oggetto, gli ingegneri Franco Braga e Claudio Moroni. A cominciare dall’evento sismico del 24 agosto 2016 che - secondo la tesi sostenuta dalla Procura - non fu di eccezionale entità tanto da far collassare solo la struttura campanaria mentre l’intero abitato di Accumoli rimase in piedi.

Conclusioni cui l’ingegner Moroni ha ribattuto con una rassegna di immagini fotografiche testimonianti le conseguenze di quel terremoto: pareti di aggregati fuori piombo anche di 80 centimetri, il grave danneggiamento della torre civica, collassi strutturali di pareti in muratura, facciate con angolari sbriciolati fino alla foto di un infisso (una finestra), addirittura sputata fuori dalla muratura in cui alloggiava a causa dell’azione del sisma.

Sotto esame anche le immagini della copertura e dei due solai della casa canonica sfondati - per presunto - dalla vela campanaria in caduta libera come un meteorite passando poi alla differenziazione delle due tipologie di pietre rinvenute all’interno della voragine: quelle del campanile e quelle dell’edificio stesso. 

Ma il nocciolo del tecnico gheriglio processuale è senza dubbio quello sul cedimento della copertura e dei due solai che - come esposto dal professor Moroni in aperto contrasto con la ricostruzione del consulente della Procura – non fu causato dalla caduta diretta della vela campanaria ma dalla pregressa debolezza intrinseca del solaio di sottotetto e dalla vulnerabilità costruttiva della copertura. Elementi di criticità che con la scossa furono messi in crisi causando così il collasso del solaio di sottotetto il quale, di fatto, tolse poi l’appoggio al sovrastante solaio di copertura. Il cedimento autonomo del solaio di sottotetto quindi provocò l’implosione della copertura e successivamente la caduta del campanile in un tragico effetto domino. «L’obiettivo non è quello di difendere qualcuno – ha commentato Moroni – ma capire ciò che in realtà è accaduto». 

Le argomentazioni. A sostegno delle argomentazioni istruite è stata anche analizzata la posizione del rinvenimento finale delle tre campane della vela: quella centrale, molto più pesante delle altre due - e che era situata in origine immediatamente sopra la porzione di torre campanaria non collassata con il sisma del 24 agosto - è stata rinvenuta all’interno della chiesa a seguito dello sfondamento del tetto di questa. Le due campane invece - più piccole ma comunque in bronzo e di peso considerevole posizionate a ridosso dei piedritti – dopo il crollo della vela sono state individuate entrambe in posizioni lontane dalla costruzione in cui viveva la famiglia Tuccio: una sulla copertura dell’abitazione del parroco e l’altra sulla porzione di tetto della caserma dei carabinieri. Queste due coperture non subirono nessuno sfondamento nonostante l’altezza dalla quale giungevano le campane ed il loro peso di massa concentrata fosse tale da poter quasi giustificare danni o sfondamenti localizzati in una copertura di nuova costruzione. Poi di nuovo sulla capacità di “resistenza sismica” della vela campanaria (risalente al 1700) «è da valutare – ha affermato il professor Braga – sempre in riferimento alla coerenza dei parametri imposti dalla legge. E’ la norma stessa che stabilisce i dettami realizzativi di riferimento». 

Un breve preambolo per illustrare sostanzialmente che la struttura realizzata prima dei “crismi” di legge non poteva intrinsecamente possedere quei requisiti e quelle doti di resistenza per avere prestazioni performanti in caso di crisi sismica eccezionale nonostante le buone risposte in occasione dei terremoti del 1997 e 2009 anche valle degli interventi compiuti nel 1983.

Gli imputati. Sette, tra tecnici e amministratori, gli imputati accusati di omicidio e disastro colposo: Angelo Angelucci, Pier Luigi Cappelloni, Mara Cerroni, Alessandro Aniballi, Stefano Petrucci, Giuseppe Renzi e Matteo Buzzi.
Emanuele Faraon

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