Patto tra Viminale e Islam italiano: presto un albo degli imam e prediche in italiano

Patto tra Viminale e Islam italiano: presto un albo degli imam e prediche in italiano
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 1 Febbraio 2017, 20:21 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 10:42
Basta con gli imam fai da te. Anche in Italia si sta preparando un albo con i nomi di tutti gli imam abilitati alla predicazione. Nelle moschee non sarà più l’arabo la lingua principale dei sermoni, ma l’italiano, visto che sono obbligatorie delle traduzioni (come per esempio già viene fatto nella Grande Moschea di Roma); nei centri islamici si seguiranno rigorose regole di trasparenza per i finanziamenti, specie per quelli ricevuti dall’estero. L’Islam italiano accelera la sua istituzionalizzazione.

Naturalmente è ancora presto per parlare di una Intesa vera e propria, visto che mancano i presupposti, ma il documento che è stato firmato dal Viminale con le principali associazioni islamiche presenti nel Paese, rappresenta già qualcosa. «Abbiamo firmato con le associazioni del tavolo islamico un importantissimo documento, cruciale, che riguarda il presente e il futuro dell'Italia attraverso il dialogo interreligioso», ha spiegato il ministro dell'Interno Marco Minniti, illustrando il ‘patto’, specchio di una comunità religiosa aperta, integrata e aderente e ai valori e principi dell'ordinamento nazionale, redatto con la collaborazione del consiglio per i rapporti con l'islam italiano e recepito dal ministero dell'Interno.

L’impegno comune che fa da sfondo agli argomenti affrontati, è il contrasto al radicalismo religioso, seguito dall'impegno a garantire che i luoghi di preghiera siano accessibili a visitatori non musulmani. Tutti standard individuati saranno condivisi. «Ho visto una straordinaria volontà da parte dei firmatari di impegnarsi nella realizzazione di questo percorso. Sarà promossa una serie di incontri con le comunità musulmane, si organizzerà un tour per i giovani musulmani di seconda generazione e faremo una grande assemblea», ha aggiunto il ministro.

La prima parte del Patto richiama i valori della Costituzione italiana. Il segretario generale del centro Islamico culturale d'Italia (la grande moschea di Roma), Abdellah Redouane, tra i firmatari, ha espresso apprezzamento per lo "spirito" che ha portato alla firma: «Il centro continuerà a dare il suo contributo nel favorire una crescita e responsabile dell'islam in Italia».

Naturalmente la libertà di culto è una delle libertà inalienabili. Il Viminale definisce «un grave errore l'equazione tra immigrazione e terrorismo, ma è un errore anche dire che non c'è rapporto tra mancata integrazione e terrorismo. L'attentato di Charlie Hebdo, per esempio, ha dimostrato che livelli di integrazione non adeguati formano un brodo cultura per i terroristi».

Il primo ministro che cercò di portare ad un tavolo le varie componenti dell’Islam italiano fu il Pisanu, nel 2002. Un buco nell'acqua. Ci riprovarono Amato, Maroni, Cancellieri, Alfano. La comunità islamica in Italia conta quasi 2 milioni di fedeli.
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