Vatileaks 2, Balda per 3 ore sotto torchio. Il marito della Chaouqui: «Mai violato pc»

Vatileaks 2, Balda per 3 ore sotto torchio. Il marito della Chaouqui: «Mai violato pc»
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:37 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 11:49

«Sta bene» e riceve un «buon trattamento» Luis Angel Vallejo Balda, il monsignore detenuto da domenica in Vaticano con l'accusa di aver sottratto e divulgato documenti riservati della Santa Sede, in concorso con la pr Francesca Immacolata Chaouqui.

Intanto emergono altri elementi sulle carte sparite e gli affari poco chiari poco chiari di alcuni conti Ior. A cominciare dal giro di soldi e mazzette pagati per promuovere le beatificazioni. E proprio su questo fronte spunta un nome già noto alle cronache, quello di don Evaldo Biasini, il cosiddetto ”don bancomat” dell'inchiesta sui Grandi Eventi e il G8 della Maddalena. E va avanti anche l'indagine del promotore di giustizia Vaticana ieri monsignor Vallejo Balda, arrestato con Chaouqui e ancora in carcere, ha cominciato a collaborare. Ma esattamente come la sua ex collaboratrice, che lo ha accusato davanti ai ”magistrati”, il religioso ha scaricato tutte le responsabilità dell'ultima fuga di notizie sulla donna.

LE ESTORSIONI

Sono tutti fatti avvenuti a Roma quelli contenuti nel fascicolo della procura di Terni, che indaga su Immacolata Francesca Chaouqui e sul marito Domenico Lanino per intrusione informatica ed estorsione. Ricatti, richieste di favori e pressioni anche su politici e imprenditori. Agli atti ci sono, oltre alle conversazioni con monsignor Vincenzo Paglia, anche quelle con Andrea Riccardi, numero uno della comunità di Sant'Egidio.

È l'impressione che ne ha ricavato un diplomatico spagnolo, che lo ha incontrato per mezzora in una sala della caserma della Gendarmeria vaticana.

Ma intanto il presunto "corvo", che finora ha respinto gli addebiti, è stato nuovamente interrogato. Un interrogatorio durato tre ore, con l'obiettivo - secondo quanto si apprende - di continuare a cercare riscontri, rispetto ai sospetti che hanno portato il prelato agli arresti, e di procedere quanto più speditamente possibile nell'inchiesta. Gli inquirenti avrebbero ascoltato anche altre persone «informate sui fatti», ma non inquisite.

Tra coloro che non sono stati invece convocati dai magistrati vaticani c'è Corrado Lanino, l'ingegnere informatico marito della Chaouqui. Lo assicura l'avvocato Giulia Bongiorno, secondo cui Lanino «non è mai stato chiamato in Vaticano per essere ascoltato sui fatti» da quando è stata aperta l'inchiesta sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede. Dal canto suo l'uomo si difende: «In 15 anni di vita professionale - dice - non ho mai, dico mai, fatto alcuna intrusione informatica».

Il riferimento è in particolare all'indagine della procura di Terni, che sarà trasferita a Roma, nella quale a carico della coppia vengono ipotizzati i reati di estorsione e intrusione informatica. «Avrei voluto presentarmi immediatamente alla procura di Terni - ha sottolineato ancora Lanino - quando ho letto sui giornali del mio presunto coinvolgimento in attività illecite. Purtroppo però in questo momento non ho un interlocutore al quale spiegare la mia posizione visto che, come leggo, gli atti sono stati trasmessi ad un'altra procura». «Tuttavia - ha detto ancora l'ingegnere - continuo ad essere sbigottito per le numerose falsità che leggo sul mio conto. Non accetto questo tiro al bersaglio sulla mia persona e - ha concluso Lanino - ho dato mandato al mio legale di querelare chi diffonde notizie dannose per la mia immagine».

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