Vatileaks 2, arresti domiciliari per Vallejo Balda

Vatileaks 2, arresti domiciliari per Vallejo Balda
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Mercoledì 23 Dicembre 2015, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 17:30

opo quasi due mesi di detenzione in cella, monsignor Lucio Vallejo Balda, uno dei presunti «corvi» del processo Vatileaks 2, potrà trascorrere il Natale agli arresti domiciliari, comunque sempre in Vaticano. Il Tribunale d'Oltretevere, nella persona del presidente Giuseppe Dalla Torre, ha infatti concesso al prelato spagnolo, tra i principali imputati nel giudizio per la sottrazione e la divulgazione di documenti riservati della Santa Sede, la detenzione domiciliare in un alloggio per lui individuato nella Città Leonina. Lo ha riferito padre Federico Lombardi, interpellato dall'ANSA. Mons. Vallejo, arrestato il primo novembre scorso, ha quindi lasciato ieri la cella della caserma della Gendarmeria e ora attenderà ai «domiciliari» in Vaticano la ripresa del processo. Ripresa che, tuttavia, non ci sarà prima della fine di febbraio. Lo stesso Tribunale vaticano ha nominato il consulente tecnico d'ufficio che eseguirà la perizia informatica nell'ambito del processo. Si tratta del prof. Paolo Atzeri, di Roma. Entro il 30 dicembre prossimo la difesa potrà nominare il rispettivo perito di parte. L'inizio delle operazioni peritali sulle comunicazioni via email, sms e whatsapp tra gli imputati Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui e Nicola Maio - i primi due ex membri e il terzo ex collaboratore della Commissione Cosea sulle finanze vaticane, tutti accusati anche di associazione a delinquere - è stato fissato per l'11 gennaio, il termine per il 20 febbraio. Solo successivamente riprenderà il dibattimento in aula. Alla sbarra, come è noto, per il solo concorso nella divulgazione di notizie e documenti riservati, ci sono anche i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei libri «Via Crucis» e «Avarizia» dove secondo le accuse sarebbero in parte finite le carte della Cosea. La perizia informatica era stata chiesta nell'ultima udienza del 7 dicembre scorso dall'avvocato difensore della Chaouqui, Laura Sgrò, sostenendo la necessità di un accertamento più completo sulle conversazioni via whatsapp, sms ed email tra la stessa Chaouqui e mons. Lucio Vallejo Balda, poichè quelle agli atti risulterebbero lacunose, mancanti di parti e con cancellature. «L'acquisizione per intero delle conversazioni è necessaria per avere una visione più chiara», aveva sottolineato la legale in aula. La Corte presieduta da Dalla Torre ha accolto la richiesta, tenendo comunque conto dei rilievi dell'accusa, in particolare del promotore di giustizia aggiunto Roberto Zannotti, che si è detto d'accordo con l'acquisizione dell'integralità delle conversazioni e del loro esame da parte di un perito a patto che la loro utilizzazione nel processo abbia attinenza con i fatti al centro del procedimento. A tale proposito, il Tribunale, nell'ammettere la perizia informatica sui telefonini e sui computer, che sarà condotta alla presenza di un perito di parte, ha anche previsto che si tenga un'udienza a porte chiuse per decidere quali parti poi acquisire al fascicolo processuale, in base appunto alla loro rilevanza. Gli stralci agli atti del processo delle conversazioni via whatsapp e sms tra Vallejo e la Chaouqui (lei stessa arrestata il 31 ottobre scorso ma rilasciata il 2 novembre in virtù della sua collaborazione con le indagini nonchè del suo stato di gravidanza), finiti sui media, hanno fatto molto discutere per i contenuti fortemente espliciti, come pure per le presunte pressioni che i messaggi lasciano intendere da parte della lobbista e 'pierrè sul monsignore, ex segretario della Cosea e Prefettura degli Affari economici. Nel fascicolo processuale ci sono le ammissioni di Vallejo di aver passato a Nuzzi le password per accedere alle carte Cosea, ma di averlo fatto in un clima di forti condizionamenti. A tale proposito il Tribunale, su richiesta dell'avvocato difensore Emanuela Bellardini, ha fatto prelevare nell'appartamento di Vallejo una perizia psichiatrica cui il prelato si è sottoposto nei mesi scorsi. Chaouqui, da parte sua, pubblicamente nega ogni addebito, ma - a quanto apprende l'ANSA - sia durante gli interrogatori con la Polizia giudiziaria sia in quelli nel corso dell'istruttoria davanti ai magistrati vaticani, avrebbe fatto ammissioni importanti sul suo ruolo nel passaggio dei documenti.

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