Papa Luciani, pubblici i suoi referti medici: morì di infarto

Papa Luciani, pubblici i suoi referti medici: morì di infarto
di Franca Giansoldati
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Sabato 4 Novembre 2017, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 12:24
Il giallo della morte di Papa Luciani a distanza di 39 anni trova risposte definitive grazie alla desecretazione vaticana dei referti medici relativi al suo stato di salute. Il pontefice veneto che regnò solo 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978, non fu avvelenato da nessuno, né ebbe colluttazioni con chicchessia, né fu oggetto di complotti. Semplicemente fu un infarto a stroncargli la vita. Un fatto certamente inaspettato che nessuno all’interno del Palazzo Apostolico né fuori poteva prevedere. Per la prima volta vedono la luce i documenti sanitari grazie alla pubblicazione di un libro curato dalla vice postulatrice della causa di beatificazione, Stefania Falasca (Papa Luciani, edizioni Piemme) inclusi nella Positio super virtutibus, cinque volumi in tutto. Una montagna di carte che si trovavano sparse tra Roma, Belluno, Vittorio Veneto e Venezia, comprese quelle relative allo stato della sua salute: dalle cartelle cliniche, alle ricette dei farmaci prescritti dai suoi medici di fiducia, fino agli atti dell’ora estrema con la constatazione del decesso.

 All'epoca la scelta del Vaticano di escludere l'autopsia sul corpo di Luciani e alcune bugie nella comunicazione ufficiale furono sufficienti per alimentare la leggenda nera che si è protratta per decenni.  Da quel momento le cronache iniziarono a sfornare speculazioni, avvalorando gialli e presunti complotti di nemici inesistenti pronti ad agire nell’ombra Tutto per non dire che era stata una donna, la fidatissima suor Vincenza Taffarel, che accudiva da tanto tempo Luciani, a scoprire il suo cadavere. Una pruderie inutile. Suor Vincenza lo ritrovò immobile, con il capo leggermente reclinato in avanti, due fogli in mano, la luce dell’abat-jour ancora accesa. Fu invece detto ufficialmente che era stato il suo segretario, padre Magee, a scoprire il decesso, il primo ad entrare nella stanza.

La seconda bugia riguardava ciò che il Papa stava leggendo: due fogli di carta dattiloscritta, un appunto per l’udienza generale del giorno successivo. Anche in questo caso dal Palazzo Apostolico partì il tam tam che Papa Luciani era morto leggendo Le imitazioni di Cristo. Il giallo della morte si è così amplificato. David Yallop ne ha fatto addirittura un best-seller da 4 milioni di copie e il dubbio ha toccato anche uomini di Chiesa. Per esempio il cardinale brasiliano Aloisio Lorscheider che ammise: «Lo dico con dolore, il sospetto rimane nel cuore, è come un'ombra amara, un interrogativo a cui non si è data piena risposta». La pubblicazione integrale dei documenti medici dissipano ogni ombra. Il dottor Renato Buzzonetti, medico vaticano assieme al dottor Da Ros, medico curante a Venezia di Luciani, certificarono la morte «rappresentata da malattia cardiovascolare. Cardiopatia ischemica da aterosclerosi coronarica». In famiglia vi era familiarità a questa patologia, vi era stato, tre anni prima, un «pregresso spasmo o tromboembolia della arteria centrale della retina dell'occhio sinistro» che necessitò di un ricovero ospedaliero dell'allora cardinale Luciani a Mestre, infine l'uso di Gratusmidal, un medicinale che contiene dosi di strofanto, un cardiocinetico. Dai referti emerge che la sera della morte, attorno alle 19,30, il Papa ebbe un dolore protratto per oltre cinque minuti localizzato nella regione sternale. Si verifico mentre era seduto per la recita della compieta con il segretario, padre Magee. «Il Papa portò ripetutamente la mano sul petto, il dolore era abbastanza forte, ma era un disturbo che il Santo Padre aveva già sperimentato in precedenti occasioni e che interpretava come di natura reumatica». Un sintomo al quale nessuno vi prestò attenzione.

Luciani fu eletto il 26 agosto 1978 al termine di un Conclave brevissimo ma ricco di innovazioni. Innanzitutto il passaggio dal «noi» all'«io», l'abolizione della sedia gestatoria, l'umiltà di parlare di sé, il chiamare accanto bambini durante l'udienza generale, l’ironia nel definire il Palazzo Apostolico «il labirinto di Cnosso». Ai fedeli, durante le riflessioni del mercoledì, il Papa veneto raccomandava di «voler bene al prossimo, aiutare, compatire, sopportare, perdonare», fare «posto all’amore, a un grande amore verso Dio e verso il prossimo». Si devono amare «e Dio e l’uomo». Alla Chiesa ha lasciato un’eredità di grande portata. In Vaticano ora è terminato il processo sulle virtù. Si aspetta la certificazione di un miracolo ma ormai la via della santità è dietro l'angolo.
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