Anatolia, il vicario Apostolico: «Da noi situazione tranquilla ma altrove cresce il fondamentalismo»

Anatolia, il vicario Apostolico: «Da noi situazione tranquilla ma altrove cresce il fondamentalismo»
di Franca Giansoldati
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Martedì 19 Luglio 2016, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 19:22
Iskenderun (Turchia) La voce arriva serena e non tradisce nessuna preoccupazione. “Da un paio di mesi davanti alla chiesa cattolica, qui a Iskenderun, c’è una camionetta di militari che stazione 24 su 24 all'ingresso: si tratta di una misura protettiva che è stata presa dal governo contro possibili attentati. Non deve stupire questa misura, purtroppo ormai è così anche in Europa, non solo in Turchia”. Padre Paolo Bizzeti è il gesuita che Papa Francesco ha scelto come vicario apostolico dell’Anatolia, in Turchia, una zona estesa, abitata da una esigua minoranza cattolica piuttosto radicata. “Il golpe? Quella sera, qui ad Iskenderun, lo abbiamo saputo (paradossalmente) da alcuni amici italiani che ci mandavano dei messaggini sul telefono per chiederci angosciati cosa stesse accadendo in Turchia. Poi abbiamo acceso la televisione”. Bizzeti ricopre l’incarico che, in passato, fu del vescovo Luigi Padovese, ucciso nel 2010 a coltellate da un giovane fanatico al grido di Allah Akbar.

“Al momento la situazione è tranquilla da noi,  la vita scorre senza scossoni. In altri posti del Paese sappiamo che non è così, ma qui non è accaduto niente. E fortunatamente non abbiamo nemmeno notizie di attacchi, intimidazioni, atti violenti contro di noi. Ho saputo che ci sono stati solo alcuni episodi brutti a Trebisonda, nella chiesa che un tempo fu di padre Santoro. Atti vandalici legati ai manifestanti. Quella però è sempre stata una zona problematica; periodicamente c’è sempre qualcuno che tira delle pietre contro i vetri, mandandoli puntualmente in frantumi”. Che ne pensa di questo golpe, si tratta di un tentativo messo a punto dal governo per irrobustirsi ed approfittarne per elimitare i nemici interni? “E' un fatto grave e giustamente il governo reagisce. Le notizie sono tante e contraddittorie. Il golpe c’è stato, non è stata una fiction anche se si è risolto in poco tempo e forse i golpisti sono sembrati un po’ sprovveduti. La preoccupazione per un clima acceso c’è e mai come ora ci sarebbe bisogno di pacificazione”. La predicazione nelle moschee in questo ultimo periodo si è fatta più violenta? “Non vado in moschea e quindi non potrei dirlo. Qui nella mia zona abbiamo un rapporto di cordialità con l’Imam. Tuttavia sappiamo che altrove ci sono persone che incitano allo scontro. Il fondamentalismo in Turchia, come in tante parti del mondo, è in crescita e questo non è un mistero per nessuno”.
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