L’approccio alla famiglia, innanzitutto, la mano tesa verso chi ha fallito, lo sguardo comprensivo nei confronti delle coppie gay, perché, come si dice al punto 50, 51 e 52 «si prende atto che vi sono casi in cui il muto sostegno fino al sacrificio, costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners». Per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa appare la parola neutra “partners”. Segno dei tempi. i padri sinodali hanno anche riconosciuto che occorre mettere a punto una pastorale speciale per «i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli». Insomma, è la prima volta che la Chiesa registra e prende atto delle mutazioni avvenute in questi ultimi vent’anni nelle società occidentali.
All’orizzonte si staglia anche un percorso di novità per le coppie divorziate e risposate.
«Bisogna cogliere una dimensione nuova della pastorale familiare odierna nella realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze. Infatti quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di resistere nelle prove, può essere vista come un germe da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio».
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