A Reggio Calabria il primo cimitero dei migranti: lo hanno voluto sindaco e parroco

A Reggio Calabria il primo cimitero dei migranti: lo hanno voluto sindaco e parroco
di Franca Giansoldati
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Lunedì 17 Ottobre 2016, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 09:39
Città del Vaticano -  Un piccolo cimitero sulle alture che sovrastano Reggio Calabria da dove si può vedere il mare da lontano, per dare sepoltura a tanti migranti senza nome, raccolti sulle spiagge italiane senza vita, morti tra i flutti nella speranza di poter approdare a una vita migliore. Ad Armo, una piccola frazione nel reggino, il sindaco e il parroco hanno deciso di realizzare un camposanto proprio per coloro che non ce l'hanno fatta. In quel fazzoletto di terra scoscesa vengono sepolte con cura vittime delle migrazioni, non importa la loro religione, non importa la loro provenienza. In fondo, come diceva  Totò, la morte è una livella, e non ci possono essere differenze. Il parroco della Santissima Maria Assunta, don Alain Alen, africano e migrante pure lui commenta: “L'obiettivo è di dare dignità a quelle persone. Se non l'hanno avuta da vivi, vogliamo fare in modo che ce l'abbiano almeno da morti”. Tra coloro che hanno lavorato alla realizzazione del progetto ci sono anche le suore scalabriniane, una  congregazione che si occupa dell'assistenza a chi emigra e che si è mobilitata da subito per realizzare questo spazio a parte, uno spazio che parla di misericordia.  

Oltre alle salme del posto, nel cimitero di Armo,  un settore a parte ospita già le salme di 45 giovani africani (in maggioranza etiopi e nigeriani). Tra loro, quattro bimbi tra i due e i tre anni. Alcuni non hanno nemmeno nome. Altri ancora non verranno mai cercati o raggiunti da un familiare per una preghiera o solo per posare un fiore. Uno dei bambini sepolti lì è stato trovato in mare aperto da un turista tedesco. Sperava che quel bimbo fosse solo tramortito e si potesse ancora salvare, ma è stato inutile ogni soccorso.  “Quei monticelli di terra rappresentano storie, tutte diverse. Vogliamo dare dignità a quelle persone e abbiamo cominciato a farlo a partire da un fiore, che abbiamo voluto portare a ciascuno di loro – ha raccontato suor Lina Guzzo – Ora, con il parroco di Armo, abbiamo intenzione di fare un progetto dedicato. Tutte quelle vittime hanno bisogno di dignità”. “Ci sono azioni che non sempre fanno notizia – ha detto don Alain - Con una decina di parrocchiani, più della metà signore anziane con qualche problema di salute, abbiamo dato una sistemata alle tombe dei nostri fratelli naufragati”. La comunità delle scalabriniane di Reggio Calabria assiste i migranti in due formule: una, quella dell'emergenza, all'interno del Coordinamento ecclesiale relativo alla emergenza sbarchi e l'altra con un centro di ascolto che aiuta i migranti ad integrarsi nella comunità calabrese.
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