Graziani ancora oggi viene definito dal sito istituzionale del Comune di Affile “cittadino illustre che ha sempre agito per il bene della Patria” anche se è annoverato tra i criminali di guerra, soprannominato il “macellaio di Etiopia” per essere stato autore del più grande massacro di cristiani in Africa, nel monastero etiope di Debre Libanos dove il 21 maggio 1937 furono trucidati duemila pellegrini -donne e bambini compresi- mentre festeggiavano l’arcangelo Michele. Un episodio ben conosciuto agli storici, forse un po' meno dal sindaco di Affile. A guerra ultimata Graziani fu inserito dall'Onu nella lista dei criminali di guerra su richiesta dell'Etiopia (per l'uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa) anche se per questo non venne mai processato. Fu, invece, processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo (ma scontò solo 4 mesi e poi fu scarcerato).
Il sindaco di Affile, Ercole Viri e i due membri della giunta, Lorenzo Peperoni e Giampiero Frosini, attendono la decisione finale del tribunale. I Comuni della Resistenza si sono costituiti parte civile per difendere la storia. Graziani, oltre alle stragi compiute in Africa, avendo accettato da Mussolini l'incarico di ministro della guerra durante la Repubblica Sociale, "si rese complice degli eccidi in Toscana e in Emilia Romagna, contro la Resistenza. E' inconcepibile che in Italia un monumento del genere prima venga costruito e poi rimanga in piedi, nel disinteresse quasi totale” commenta il legale.
Affile ha costruito il monumento cinque anni fa con un finanziamento della Regione Lazio di 150 mila euro. Fu la giunta Polverini a stanziarli anche se poi il successore Zingaretti ha revocato l'atto. Il che ha aperto un'altra causa, stavolta tra il Comune di Affile e la Regione. Insomma guai su guai. "La Giunta comunale aveva chiesto finanziamenti generici per un monumento ai caduti ma invece poi votò una delibera per intitolare il parco a Graziani, commettendo una scorrettezza anche da un punto di vista istituzionale" spiegò Zingaretti.
Anche in Germania un po' di tempo fa scoppiò un putiferio del genere, su un caso analogo. La municipalità di Engelsbrand, nel Baden-Wuettemberg, decise di assegnare una medaglia a uno degli uomini che si macchiarono della strage di Marzabotto. Wilhelm Kusterer, oggi 94enne, ricevette così il riconoscimento dal sindaco per avere “reso grandi servigi al suo comune di origine”. Fu costretta ad intervenire anche la Cancelliera Merkel.
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