Comunità Ebraiche e Ambasciata di Polonia ricordano i 75 anni della rivolta del ghetto di Varsavia

Comunità Ebraiche e Ambasciata di Polonia ricordano i 75 anni della rivolta del ghetto di Varsavia
di Franca Giansoldati
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Martedì 17 Aprile 2018, 20:17
Roma - Dopo l’approvazione della legge che prevede fino a tre anni di carcere di chiunque accusi la Polonia di complicità nel genocidio nazista, l’Unione delle Comunità Ebraiche ha organizzato assieme alla ambasciata polacca a Roma una commemorazione congiunta per il 75esimo anniversario della insurrezione del Ghetto di Varsavia. Un piccolo ramoscello d’ulivo dopo le polemiche dei mesi passati che hanno contrapposto il governo polacco, le comunità ebraiche di tutto il mondo e lo Stato di Israele.

L’insurrezione del Ghetto fu un evento tra i più cruciali e significativi della Seconda guerra mondiale. La cerimonia si svolgerà il 20 aprile  nei giardini della sede diplomatica e all’evento saranno presenti i rappresentanti della comunità ebraica e polacca, delle autorità italiane e del mondo diplomatico.
 
Ogni ospite al suo arrivo riceverà un narciso giallo, simbolo della memoria della rivolta per ricordare uno dei sopravvissuti alla rivolta del ghetto, Marek Edelman, ultimo comandante dello ŻOB (Żydowska Organizacja Bojowa - Organizzazione ebraica di combattimento), un movimento di resistenza ebraica durante la Seconda guerra mondiale che ebbe la propria sede nel ghetto. La ŻOB era formata principalmente da giovani appartenenti ai movimenti giovanili sionisti di sinistra ed ebbe un ruolo centrale durante l'insurrezione. Dopo la liquidazione del ghetto alcuni appartenenti alla ŻOB parteciparono, insieme alla resistenza polacca, alla rivolta di Varsavia (1 agosto-3 ottobre 1944).

Ogni 19 aprile, nell’anniversario dell’insurrezione, Marek Edelman deponeva un mazzo di fiori gialli sotto il monumento agli Eroi del Ghetto a Varsavia. Il narciso divenne così simbolo di rispetto e di memoria della rivolta.
Esattamente 75 anni fa, il 19 aprile 1943, nel ghetto di Varsavia gli ebrei iniziarono una disperata rivolta contro la cosiddetta soluzione finale. Fu la prima rivolta in una città nell’Europa occupata, la più grande rivolta degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale e anche la prima in cui un gruppo di ebrei si difendeva in modo organizzato.
Gli ebrei combattenti attaccarono, con le rudimentali armi disponibili, le truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg entrate nel ghetto della capitale polacca per deportarne la popolazione. Dopo quasi un mese, il 16 maggio 1943, le truppe tedesche rasero al suolo le case e la Sinagoga e uccisero i sopravvissuti. 

Durante i combattimenti persero la vita circa 7.000 ebrei ed ulteriori 6.000 morirono bruciati nelle case in fiamme o soffocati all'interno dei bunker sotterranei. I rimanenti 50.000 abitanti vennero deportati presso diversi campi di sterminio, per la maggior parte nel campo di Treblinka. Il rapporto finale stilato da Jürgen Stroop il 16 maggio 1943, riportava: «180 ebrei, banditi e subumani sono stati distrutti. Il quartiere ebreo di Varsavia non esiste più. L'azione principale è stata terminata alle ore 20:15 con la distruzione della sinagoga di Varsavia. Il numero totale degli ebrei eliminati è di 56.065, includendo sia gli ebrei catturati che quelli del quale lo sterminio può essere provato. »



 
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