Parolin e Grasso sul rapporto tra potere e finanza: più etica per arginare il degrado

Parolin e Grasso sul rapporto tra potere e finanza: più etica per arginare il degrado
di Franca Giansoldati
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Martedì 31 Marzo 2015, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 20:34
Città del Vaticano E’ il credito che governa i Governi, o sono i governi che governano il credito? Bella domanda. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, declina in chiave storica il rapporto tra potere e moneta, fino ad arrivare alle distorsioni ultime dove la finanza è diventata un’arma in mano alle egemonie nazionali. Il principale collaboratore di Papa Bergoglio ripete alcuni concetti chiave: “mai come oggi c’è bisogno di etica”. Già. Una parola che si declina in diversi settori, necessaria per uscire dalle speculazioni che hanno caratterizzato, negli ultimi dieci anni, crolli finanziari di enorme portata. Enron, Jp Morgan, Antonveneta, Union General, Mps. “La crisi finanziaria che attraversiamo ci a dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica, la negazione del primato dell’essere umano”. In pratica il sistema finanziario riduce l’uomo a consumo. “Così mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono la autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”. La risposta della Chiesa alla guerra (in corso) della finanza mondiale è una chiamata alla responsabilità. Politici, operatori economici ma anche la gente comune che, dice Parolin, deve abituarsi ad “essere padrona del proprio destino, a difendere la propria dignità”. Insomma, il denaro diventa lo sterco del diavolo nel momento in cui “diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo”. Quanto allo Ior, la banca del vaticano, anch’essa al centro di recenti scandali, il segretario di Stato rassicura che l’opera di trasparenza e pulizia continuerà secondo gli standard richiesti da Moneyvall. «Si tratta di una piccola banca: corrisponde allo 0,1 per cento del sistema bancario italiano, quindi a un istituto bancario piccolo».

A Palazzo Maffei Marescotti, sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi dove viene presentato il libro di Limes sul potere e sul denaro, subito dopo l’intervento di Parolin interviene il presidente del Senato, Grasso che torna a denunciare il rapporto opaco tra criminalità e politica, messo in luce anche da recenti indagini della magistratura. «Nella mappa dei problemi è determinante il peso dell'illegalità sull'economia e sulla democrazia: vorrei definirlo il capitalismo criminale». Grasso fa riferimento “all'impalpabile confine fra violenza, intimidazione, paura e convenienza; al coinvolgimento dei sistemi economico-finanziari che accolgono senza scrupoli qualsiasi investimento, senza guadare all'origine, anche illecita, dei capitali. Se il sistema finanziario nascondesse solo la ricchezza sarebbe un modo per sottrarla al fisco e renderla improduttiva, ma gli investimenti nell'economia illecita, di denaro a costo zero, inquinano il tessuto produttivo dell'economia e, talvolta, finiscono col controllare interi Stati e governi, e col generare crisi della democrazia, ingiustizie, povertà e miseria». Il degrado è etico, con ricadute morali. “Si fa fatica a distinguere il giusto dall'ingiusto”.

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