Il Papa e il «genocidio» degli armeni: la Turchia convoca l'ambasciatore del Vaticano

Il Papa e il «genocidio» degli armeni: la Turchia convoca l'ambasciatore del Vaticano
di Franca Giansoldati
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Domenica 12 Aprile 2015, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 14:49
.CITTÀ DEL VATICANO - Le parole del Papa sul genocidio armeno non sono piaciute alla Turchia di Erdogan che, poche ore dopo la celebrazione a san Pietro per ricordare le vittime del piano di sterminio del 1915, ha convocato ad Ankara il nunzio apostolico, monsignor Lucibello per chiedergli spiegazioni.



Un atto quasi scontato visto il discorso coraggioso di Francesco ha pronunciato, andando al di là delle consuete cautele diplomatiche, nonostante che per la Turchia moderna, ancora oggi, quella pagina di storia resta un tabù, un passaggio da dimenticare, persino da punire qualora qualcuno dovesse parlarne pubblicamente (è previsto il carcere).



Il negazionismo di stato deve così essere difeso. La Turchia continua a negare quei fatti per non affrontare la pagina dei risarcimenti, visto che la minoranza armena all’epoca era ricchissima e influente. Tutti i beni degli armeni furono incamerati per ripianare i debiti delle casse del governo ottomano.



Bergoglio già quando era arcivescovo a Buenos Aires coltivava ottimi rapporti con la comunità cristiana armena; aveva persino fatto murare in una chiesa cattolica della città una targa in onore delle vittime del primo genocidio del ventesimo secolo. Da Papa non poteva non ricordare con chiarezza quel passaggio storico. Negare lo sterminio degli armeni, ha detto, è come lasciare sanguinare una ferita. Aggiungendo di seguito, nel lungo discorso fatto in basilica, che anche oggi assistiamo al genocidio dei cristiani, in tante zone del mondo, con la stessa indifferenza. Per lavorare alla pace occorre una memoria dei fatti condivisa. Solo così armeni e turchi arriveranno al dialogo.



Naturalmente sulla ricorrenza del centenario del genocidio in Turchia sussiste un veto. Basti pensare che per le chiese armene in territorio turco sono persino stati vietati i rintocchi delle campane la sera del 24 aprile, giorno del Metz Yeghern, il grande male, l’inizio del piano di sterminio deciso dai ministri dei Giovani Turchi nel 1915. Un piano terribile che nel giro di un anno ha annientato un intero popolo. Le campane delle chiese suoneranno in tutto il mondo alle 19,15 del 24 aprile. Ma non in Turchia.



Intanto l'ambasciatore turco presso la Santa Sede, Kenan Gursoy, ha annullato una conferenza stampa che era in programma per questa mattina.




Il precedente. Non è la prima volta che Papa Francesco utilizza l'espressione «genocidio degli armeni» per definire il massacro di 1,5 milioni di persone un secolo fa da parte dell'Impero Ottomano. Il 3 giugno del 2013, ricevendo in Vaticano una delegazione di cattolici armeni, parlò durante un colloquio privato, del «primo genocidio del XX secolo», espressione utilizzata in realtà per la prima volta da Giovanni Paolo II e dal Catholicos Karekin II in un comunicato congiunto del 2001.



In quell'occasione, il ministero degli Esteri turco reagì, esprimendo «delusione» per l'espressione utilizzata da Francesco e definendo «assolutamente inaccettabili» le sue parole.
Ancora prima, quando era ancora un cardinale in Argentina, Bergoglio, nel 2006 parlò del massacro degli armeni come del «crimine più grave della Turchia ottomana».




Papa Francesco: «Pace fra armeni e turchi». «Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh», aveva affermato papa Francesco nel suo Messaggio agli Armeni.
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