Vaticano, negli Usa in calo le donazioni per lo scandalo abusi e il dossier Viganò

Vaticano, negli Usa in calo le donazioni per lo scandalo abusi e il dossier Viganò
di Franca Giansoldati
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Venerdì 7 Settembre 2018, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 19:00
Città del Vaticano - La bufera degli abusi e le polemiche suscitate dal dossier Viganò stanno avendo ripercussioni molto concrete sulle finanze della Santa Sede. Gli imprenditori cattolici chiudono il portafoglio e la crisi della pedofilia nel clero che già nel 2001 mandò in bancarotta molte diocesi negli Usa, torna a pesare sulle casse vaticane. Legatus, un'associazione di uomini d'affari creata nel 1987 da Thomas Monaghan, il fondatore della
catena Dominòs Pizza, ha congelato in un fondo «escrow» le donazioni annuali dei suoi affiliati anziché inviarle a Roma come in passato. L'organizzazione, che si identifica con il fronte conservatore del cattolicesimo americano e il cui nome completo è «Legatus, Ambassadors for Christ in the Market Place», aveva raccolto nei primi otto mesi del 2018 circa 820 mila dollari. «Alla luce delle recenti rivelazioni, pensiamo che sia rispettosamente doveroso chiedere chiarimenti sull'uso specifico di questi fondi», ha scritto Monaghan, che presiede Legatus ma è noto anche come fondatore, dopo aver venduto Dominòs Pizza una decina di anni fa, di Ave Maria, una città nuova di zecca della Florida che avrebbe dovuto essere governata dai principi della fede: l'esperimento non è andato in porto.

Stavolta a fare da cassa di risonanza dell'ultima iniziativa dell'ex miliardario della pizza è stata pubblicata dal Wall
Street Journal. Secondo un portavoce dell'organizzazione, fanno parte di Legatus circa tremila imprenditori cattolici praticanti. Nella lettera Monaghan afferma di aver raccolto le opinioni di molti membri di Legatus «a proposito dell'attuale crisi della Chiesa». Ma ha aggiunto di aver personalmente sollevato questioni «sul tipo di rendiconti finanziari adottati in Vaticano per i contribuiti in beneficenza».

Sono intanto saliti a sei gli Stati americani che hanno aperto inchieste sullo scandalo: ieri New York e New Jersey, si sono uniti a Illinois, Missouri, New Mexico e Nebraska, mentre la Florida sta valutando se seguirne l'esempio. Sullo sfondo delle nuove manovre legali sono i risultati choc di un gran giurì della Pennsylvania che a metà agosto ha denunciato circa 300 sacerdoti colpevoli di molestie nei confronti di un migliaio di minori nell'arco di 70 anni: il dossier ha provocato un terremoto nella chiesa americana le cui scosse di assestamento si sono fatte sentire fino in Vaticano.
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