Nel processo si sono costituiti parte civile lo Ior, rappresentato dall’avvocato Alessandro Benedetti, e la società immobiliare Sgir, partecipata al 100 per cento dall’Istituto, e rappresentata dall’avvocato Roberto Lipari. La difesa di Caloia ha già comunicato l’intenzione di rinunciare a una parte dei numerosi testimoni richiesti - i cardinali Re, Sandri, Coccopalmerio, Parolin, l’ed dg Ior Massimo Tulli - insistendo invece, nonostante le opposizioni della parte civile, sulla necessità di ascoltare in aula i cardinali Sodano e Bertone, ex presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza Ior, il cardinale Tauran, membro della commissione d’indagine sull’Istituto nominata da papa Francesco, monsignor Arrieta, membro di tale commissione e l’attuale presidente Ior Jean-Baptiste De Franssu.
Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati 17 milioni di euro - cautelativamente - nel 2014 sui conti Ior intestati agli indagati Caloia, Liuzzo e Lelio Scaletti (l’ex direttore generale dello Ior poi morto nell’ottobre 2015), inoltre sono stati sequestrati altri 10 milioni, tramite rogatoria internazionale, in conti in Svizzera di Liuzzo: tutti soldi che gli inquirenti ritengono parte del provento del peculato a danno della banca vaticana. Il capo d’imputazione parla esplicitamente, per i due imputati, di sottrazione, distrazione e appropriazione indebita di 57 milioni di euro derivanti dalla cessione del 71 per cento degli immobili Ior negli anni 2001-2008. E poi, per quanto riguarda l’autoriciclaggio, l’aver detenuto il denaro presso i rispettivi conti Ior fino al 27 ottobre 2014, data dell’avvenuto sequestro.
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