Vaticano, inizia il processo dei vertici dello Ior accusati di avere venduto immobili sotto costo

Vaticano, inizia il processo dei vertici dello Ior accusati di avere venduto immobili sotto costo
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 9 Maggio 2018, 17:48 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 13:44
Città del Vaticano - Si prospetta piuttosto lungo il processo iniziato stamattina in Vaticano all’ex presidente Ior, Angelo Caloia, e al legale Gabriele Liuzzo, entrambi accusati di peculato e auto-riciclaggio per alcune operazioni immobiliari che furono fatte dalla banca vaticana tra il 2001 e il 2008, con un danno per il Papa di 57 milioni di euro. Caloia, 79 anni era presente in aula, mentre Liuzzo, che di anni ne ha 95, è stato dichiarato contumace.  I legali degli imputati hanno chiesto di fare  una perizia sugli immobili venduti, per valutare la congruità  dei prezzi di cessione rispetto al mercato. Secondo la Santa Sede e l’indagine che fu fatta a suo tempo, portando al processo Caloia, i valori reali erano maggiori rispetto a quelli incassati, originando così una minusvalenza a danno della Chiesa. Ora la Corte dovrà  decidere sull’ammissibilità  dei numerosi testi (chiamati in causa sono circa 50, compreso cardinali e arcivescovi), inoltre dovrà fare la traduzione al rapporto economico che fece la Promontory e dovrà nominare dei periti.

Nel processo si sono costituiti parte civile lo Ior, rappresentato dall’avvocato Alessandro Benedetti, e la società immobiliare Sgir, partecipata al 100 per cento dall’Istituto, e rappresentata dall’avvocato Roberto Lipari.  La difesa di Caloia ha già  comunicato l’intenzione di rinunciare a una parte dei numerosi testimoni richiesti - i cardinali Re, Sandri, Coccopalmerio, Parolin, l’ed dg Ior Massimo Tulli - insistendo invece, nonostante le opposizioni della parte civile, sulla necessità  di ascoltare in aula i cardinali Sodano e Bertone, ex presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza Ior, il cardinale Tauran, membro della commissione d’indagine sull’Istituto nominata da papa Francesco, monsignor Arrieta, membro di tale commissione e l’attuale presidente Ior Jean-Baptiste De Franssu.
Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati  17 milioni di euro - cautelativamente - nel 2014 sui conti Ior intestati agli indagati Caloia, Liuzzo e Lelio Scaletti (l’ex direttore generale dello Ior poi morto nell’ottobre 2015), inoltre sono stati sequestrati altri 10 milioni, tramite rogatoria internazionale, in conti in Svizzera di Liuzzo: tutti soldi che gli inquirenti ritengono parte del provento del peculato a danno della banca vaticana. Il capo d’imputazione parla esplicitamente, per i due imputati, di sottrazione, distrazione e appropriazione indebita di 57 milioni di euro derivanti dalla cessione del 71 per cento degli immobili Ior negli anni 2001-2008. E poi, per quanto riguarda l’autoriciclaggio, l’aver detenuto il denaro presso i rispettivi conti Ior fino al 27 ottobre 2014, data dell’avvenuto sequestro.
 
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