Papa Francesco ad Ankara: «Cristiani e musulmani uniti contro il fondamentalismo»

Papa Francesco ad Ankara: «Cristiani e musulmani uniti contro il fondamentalismo»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 28 Novembre 2014, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 09:30

ANKARA – Papa Francesco atterra ad Ankara lodando la Turchia per avere dato ospitalità a due milioni di profughi siriani ed iracheni in fuga dall'inferno.

Poi lancia un appello: Cristiani e musulmani devono combattere assieme i fondamentalisti. Il messaggio è chiaro ed è diretto a tutto il mondo islamico: «Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana».

Il primo atto politico che compie Bergoglio è di rendere omaggio al fondatore dello stato laico, Ataturk, deponendo nel mausoleo a lui dedicato un mazzo di rose bianche e rosse.

Si tratta di gesto dovuto. Il protocollo per i capi di Stato stranieri non ammette deroghe. Fosse stato per lui avrebbe saltato volentieri la tappa della capitale per concentrarsi soprattutto sulla situazione dei profughi (avrebbe voluto visitare un campo ai confini con la Siria ma le condizioni di sicurezza non lo hanno consentito), e per riservare la maggior parte del suo tempo agli incontri ecumenici con gli ortodossi. Bergoglio ne approfitta, però, per fare il punto della situazione regionale.

A Kobane si continua a combattere e nella cittadina curda l'Isis sta indietreggiando. Davanti al premier Erdogan Francesco chiede 'pace' e condanna l'azione dei fondamentalisti dell'Isis che stanno mettendo a ferro e fuoco intere regioni. «E' necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti ma alle vere lotte degne dell'uomo, contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno».

Si registra la violazione «delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici». Persecuzioni, uccisioni di massa, stupri, violenze diffuse. Il Papa torna a parlare di “guerra giusta”, ripetendo quello che aveva già detto mentre tornava dalla Corea, in agosto. «E' lecito fermare l'aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale» ricordando che la sola via militare non basta a risolvere il problema. Servono ponti e non muri.

«E' necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura». 
Il Papa, dopo aver lasciato la sua firma sul libro d’oro, Si 
è trasferito al palazzo presidenziale, la nuova costosissima e contestatissima sede 
appena fatta costruire dal presidente Erdogan (avrebbe tre le 1000 e 
le 5000 stanze).

Una dimora sontuosa e immensa che aveva sollevato la protesta di un gruppo di architetti per il mancato rispetto dell'impatto ambientale. Bergoglio è il primo ospite straniero ad essere ospitato. Nel pomeriggio il secondo appuntamento 
pubblico del pontefice, prima del suo trasferimento in nunziatura apostolica per il 
pernottamento, e l’incontro con il presidente del dipartimento per 
gli Affari religiosi Diyanet, Mehmet Gormez.

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