Il Papa e il test sulla lotta alla pedofilia, la lunga lista dei cardinali ingombranti

Il Papa e il test sulla lotta alla pedofilia, la lunga lista dei cardinali ingombranti
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 1 Agosto 2018, 16:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 15:30
Città del Vaticano – Tempi duri per Papa Francesco alle prese con un altro test sulla credibilità della Chiesa nella lotta alla pedofilia. Continua, infatti, ad aumentare il numero dei cardinali che nel Collegio Cardinalizio sono sospettati o apertamente accusati di avere coperto preti pedofili nel corso della loro carriera ecclesiastica. Ombre e critiche incalzanti, per alcuni pesanti come macigni. Un aspetto più che imbarazzante che Bergoglio difficilmente può ignorare visto che impatta direttamente sull'immagine della Chiesa stessa che, alla prova dei fatti, in questi ultimi anni, non ha dimostrato di certo di brillare per chiarezza. Il caso cileno (ancora aperto) è emblematico.

La scorsa settimana il Papa è stato costretto ad intervenire due volte: per togliere il berretto rosso all'ex cardinale di Washington, McCarrick - accusato di avere abusato di un minore quando era parroco a New York – e, successivamente sollevando dal governo della diocesi australiana l'arcivescovo Wilson già condannato da un tribunale (civile) per avere insabbiato i crimini di un pedofilo.

Nel frattempo in Cile si stanno addensando altre nubi - sempre più nere - sul cardinale Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago. Dovrà presentarsi in tribunale, alla fine di agosto, come imputato per avere occultato casi di abusi nella Chiesa. Le accuse formulate dalla magistratura civile sembrano legate ai documenti trovati dagli inquirenti nel corso di una perquisizione alla sede vescovile di una diocesi vicina, sulla quale erano in corso indagini che hanno poi portato alla luce decine di casi mai denunciati alle autorità. Tutto da provare, naturalmente, ma intanto nella Chiesa si è aperto un terremoto che ha fatto affiorare, a livello politico, il problema collaterale dell'obbligo di denuncia a polizia e magistratura dei casi di violenze appresi anche attraverso la confessione. Il dibattito è spinoso e si è aperto tanto in Cile, quanto in altre parti del mondo. In Australia una legge statale del genere – che impone ai preti di rivelare il segreto della confessione - potrebbe essere varata al più presto. In India, nello Stato del Kerala, si sta facendo strada l'ipotesi di abolire il segreto sacramentale dopo che alcuni preti (ortodossi) avevano sfruttato la confessione di una donna per poi ricattarla sessualmente.

Un quadro che non fa certo ben sperare e che aggrava l'immagine di chi ha nascosto, coperto o insabbiato abusi. Sempre in Cile un'altra figura da tempo nel mirino e accusata dalle vittime della pedofilia, dai politici e dall'opinione pubblica è il cardinale Errazuriz, già arcivescovo di Santiago, ora in pensione, anche se ancora uno dei membri scelti dal Papa per il C9, l'organismo sensibile che sta aiutando Francesco a ridisegnare la riforma della curia. Nessuno in Vaticano fiata, così come si evitano commenti da parte della sala stampa.

Di fatto l'elenco dei cardinali sospettati si è allungato e include anche l'australiano Pell, attualmente al centro di un processo in Australia, il cardinale francese Barbarin anch'egli accusato da un tribunale a Lione per non avere fatto abbastanza per proteggere un bambino scout. E ancora. Le ombre si allungano pure sul cardinale Angelo Sodano, su Stanislao Dziwisz visto che, alla fine degli anni Novanta, dopo le denunce arrivate in Vaticano dalle vittime, non potevano non conoscere i pesantissimi crimini di padre Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, e pedofilo seriale, morto nel 2008. In Italia, invece, è aperto il caso del prete pedofilo di Ponticelli, a Napoli, sollevato dall'incarico dal cardinale Sepe ma spostato in una diocesi lombarda dove continuava a fare il parroco sotto falso nome, nonostante le accuse che erano giunge alla curia. 
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