La Tercera, un importante giornale cileno, lo ha intervistato raccogliendo il senso di quell'incontro e lo scambio di impressioni avute con Bergoglio. «Per me è stato un onore assistere alla messa del Papa. La celebrazione è iniziata di pomeriggio e c'erano anche i cinque sacerdoti che sono stati vittime nella parrocchia dove mio fratello faceva il parroco. Il Vaticano nel 2011, ha condannato padre Fernando Karadima anche se lui continua a dirsi innocente e da parte sua non c'è mai stata una sola parola di pentimento».
Il fratello parla poi delle cattive relazioni che suo fratello ha con tutti i membri della famiglia, tanto che nessuno ha mai avuto il suo cellulare. «Ci considerava poco. Ora siamo distrutti dal dolore e indignati per quello che ha fatto, per la manipolazione continua, per lo strazio che ha dato a mia madre. Era uno che tendeva a dividere le persone piuttosto che a unirle. Io penso che sia colpevole. Mi costa dire questo, visto che è mio fratello, ma è terribile».
Oscar Karadima spiega anche di avere avuto incontri con le vittime. James Hamilton, José Andrés Murillo, Juan Carlos Cruz. Quanto ai vescovi insabbiatori, Juan Barros, Tomislav Koljatic, Horacio Valenzuela e Andrés Arteaga, ha pochi dubbi: «sono persone ben conosciute, che si vedevano sempre nella parrocchia di mio fratello e sono stati formati proprio da lui. Quando il Papa mi ha chiesto di parlargli di Barros io gli ho riferito che Barros ha mentito. Egli era amico di mio fratello e faceva parte della sua stretta cerchia. Barros, ma anche Koljatic, Valenzuela e Arteaga sono stati fatti vescovi grazie a mio fratello che era molto vicino all'allora nunzio in Cile, il cardinale Angelo Sodano che poi è diventato Segretario di Stato vaticano. Lo sanno tutti qui in Cile che sono diventati vescovi grazie a lui».
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